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Pescara, 24/11/2024
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Data: 13/05/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pensioni, verso mini rimborsi: nel 2015 in gioco solo 3-4 miliardi. Niente rivalutazione per i trattamenti superiori ai 3 mila euro. Negli altri casi pagamento degli arretrati in un’unica tranche

ROMA Mini-rimborsi, spalmati in modo decrescente su una platea di pensionati relativamente ampia. La strategia a cui sta lavorando il governo, in vista del provvedimento da adottare venerdì, punta a due obiettivi non facilmente conciliabili: rispettare le indicazioni della Corte costituzionale e minimizzare l’effetto sul bilancio pubblico. Nelle simulazioni di queste ultime ore il secondo vincolo, quello finanziario, sta spingendo verso una restituzione significativamente parziale dell’inflazione 2013-2012, pur se con un profilo progressivo a tutela dei trattamenti di importo più basso.
ESBORSO CONTENUTO Una rivalutazione consistente anche se non piena si avrebbe solo sulla fascia di importo tra tre e quattro volte il trattamento minimo, quindi fino a circa 1.900 euro al mese: la percentuale andrebbe poi scendendo per azzerarsi a sei-sette volte il minimo, ovvero intorno ai 3.000 euro al mese. In questo modo l’esecutivo punta a contenere l’esborso per il 2015 - comprensivo del pagamento degli arretrati in un’unica soluzione - in 3-4 miliardi in termini netti (cioè tenendo conto delle maggiori tributarie fiscali generate dall’incremento dei redditi). Si tratta di una somma pari al doppio, o poco più, del famoso tesoretto, ovvero il margine di circa 1,6 miliardi ottenuto lasciando scivolare il rapporto deficit/Pil fino al massimo livello consentito. Da dove verranno le risorse aggiuntive? Al ministero dell’Economia si guarda con attenzione alle stime prudenti che accompagnano alcuni provvedimenti di entrata già in vigore, a partire da quello sul rientro dei capitali (voluntary disclosure, originariamente cifrata zero). Una valutazione più realistica potrebbe far emergere gli 1,5-2 miliardi che mancano. Per il 2015 la coperta resta comunque stretta visto che tra pochi giorni il governo si troverà ad affrontare anche la grana delle misure sull’Iva introdotto nella scorsa legge di Stabilità (split payment e reverse charge) che in assenza del via libera dell’Unione europea sono destinati a decadere innescando un impopolare aumento di accise. Per gli anni successivi, nei quali la rivalutazione 2012-2013 pur se parziale continuerà a produrre effetti, la soluzione dovrebbe essere trovata con la legge di Stabilità, per importi ritenuti sopportabili (intorno ad un miliardo l’anno).
RISCHIO DI NUOVI RICORSI La volontà di chiudere presto il dossier è stata ribadita ieri da Pier Carlo Padoan, al momento di rientrare a Roma da Bruxelles. Il ministro dell’Economia ha confermato che saranno rispettati i parametri finanziari indicati nel Documento di economia e finanza. Quanto al presidente del Consiglio, che pure ha avuto finora più di un dubbio sulla tempistica dell’operazione, ha avallato la scelta di una restituzione parziale spiegando che «la Consulta non ha detto di pagare tutto a tutti». Resta da vedere come sarà accolta la scelta dai diretti interessati. Federmanager, una delle organizzazioni che ha promosso i ricorsi giudiziari, ha fatto sapere di essere pronta a nuove azioni legali se dai benefici saranno escluse le pensioni medio-alte. E non è chiarissimo come sarà rispettata l’altra indicazione della Corte, ovvero la temporaneità degli interventi sulle rivalutazioni, visto che passeranno comunque alcuni anni prima di un ritorno alla perequazione piena.

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