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Data: 13/05/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
In classe lo sciopero dell’Invalsi non si presenta 1 studente su 4. Massiccia adesione dei ragazzi all’iniziativa contro le prove: tanti non entrano a scuola. Oltre agli assenti, in molti consegnano i questionari non compilati o annullati. «Sono iniziative fuorilegge insegnanti autolesionisti»

ROMA Il boicottaggio del test Invalsi ha percorso tutto lo Stivale dal nord al sud, un’ondata di assenze, assemblee e lezioni in piazza per protestare sia contro la somministrazione dei test, ritenuti dagli studenti e dai sindacati un metodo «inadatto» per la valutazione della scuola, sia per affermare ancora una volta la propria contrarietà alla Buona scuola targata Renzi-Giannini. La protesta secondo i dati ufficiali diramati dallo stesso Invalsi è arrivata al 23%: quasi uno studente su quattro non ha partecipato alla prova, un dato senza dubbio importante e che andrebbe sommato al numero di quanti, pur avendo ufficialmente partecipato, hanno annullato il test rifiutandosi di rispondere alle domande.
DALLA SICILIA A TORINO
Ad Augusta, ad esempio, nel cuore della Sicilia, Joseph studente del Liceo Classico Mègara della città di Augusta, racconta: «Ci siamo uniti alla protesta contro le prove Invalsi anche se la protesta è stata osteggiata dai docenti. Un'azione di informazione e approfondimento sul perché andassero boicottati i test si è sviluppata durante tutto l'anno, quasi in segreto. Nel mio liceo nessuno studente del secondo anno ieri risultava presente». Racconti simili arrivano da Torino dove Giorgia dice: «Il boicottaggio in città è andato molto bene e nella mia scuola in moltissimi non sono entrati e ancora di più hanno lasciato le prove in bianco. Ci siamo uniti ai docenti che hanno rifiutato di somministrare e correggere le prove». Una coesione forte quella tra movimento studentesco e sindacati della scuola, una cesura che mancava da parecchi anni e che forse neanche durante le proteste contro la Gelmini era stato così deciso. Non sono mancati però episodi di tensione come a Campobasso, dove Maria del Liceo Lingustico Itas Pertini denuncia: «Una parte di insegnanti e la preside ha riversato la sua rabbia su chi ha boicottato il test, minacciando ritorsioni sul voto di condotta. Hanno annunciato anche che creeranno prove a sorpresa prima della fine dell’anno. Nonostante questo, intere classi non hanno partecipato ai test e stiamo pensando di incrementare le azioni di protesta».
NELLA CAPITALE
Epicentro della protesta è stata Roma, dove alla protesta hanno aderito tantissime scuole, con picchi di totale paralisi in istituti come il Malpighi o il Volta. Aron Vinci del Liceo Virgilio e membro dell’Unione degli studenti è stato l’animatore delle azioni alternative: «In molti ci siamo ritrovati a Parco Schuster promuovendo discussioni ed analisi sul tema Invalsi assieme a momenti ricreativi . Il contrasto a chi vuole una scuola azienda non si è fermato col 5 maggio e ne è una dimostrazione la riuscita del boicottaggio odierno».
«NON È CHE L’INIZIO»
Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli studenti lancia la sfida: «Se Renzi e il ministro Giannini pensano di fermarci con un hashtag oppure hanno l’idea che gli studenti italiani in vista degli esami e degli scrutini molleranno la presa, stiamo sereni, perché l’escalation di iniziative, proteste e azioni di boicottaggio è appena iniziata e non si scioglierà sotto il sole dell’estate».


«Sono iniziative fuorilegge insegnanti autolesionisti»
«BOICOTTARE L’INVALSI È COME BUTTARE IL TERMOMETRO QUANDO SI HA L’INFLUENZA»

Mario Rusconi Associazione nazionale presidi.

ROMA Mario Rusconi, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Presidi, commenta in maniera netta le iniziative sindacali e studentesche sui test Invalsi di ieri e l’intenzione dei sindacati di boicottare gli scrutini. «Secondo la normativa attuale il blocco degli scrutini più essere aggirato dal preside, precettando gli insegnanti, quindi adesso non è legalmente ammissibile ed inoltre questa forma di protesta va contro l’interesse degli studenti e delle famiglie».
Ieri ci sono stati i boicottaggi dei test Invalsi, quanto ritiene dannosa questa forma di lotta da parte di studenti e docenti?
«Boicottare i test Invalsi è come buttare il termometro mentre si ha l’influenza, poiché queste verifiche hanno il compito di testare lo stato della scuola, servono a capire quali sono i punti di debolezza degli studenti. Personalmente la ritengo una forma di autolesionismo professionale».
L’incontro tra sindacati e governo però non è andato a buon fine.
«Mi sembra che ormai ci sia un muro contro muro che non fa bene a nessuna riforma della scuola, però mi sembra che i sindacati non facciano delle proposte operative, non parlano di merito, carriera e miglioramento delle difficoltà degli studenti. Il fronte del no non fa bene a nessuno, soprattutto in questo momento storico».
Sul piatto della trattativa è stato inserito il ridimensionamento del potere dei presidi. Meno potere e più soldi. Che ne pensa?
«A me sembra che non si possa dire meno potere più soldi, la prospettiva di un piccolo aumento di stipendio viene a compensare una serie di detrazioni che sono stati fatte ai presidi in ogni regione. Credo che non si possano creare dei meccanismi di compensazione al ribasso sulle nostre professionalità».

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