ABRUZZO. Sta creando un vero e proprio terremoto in regione lo scoop giornalistico pubblicato stamattina sulle pagine del quotidiano Il Fatto quotidiano.
Il giornalista Antonio Massaro ha raccolto le dichiarazioni di due giudici popolari che avrebbero rivelato di aver subito pressioni e non sarebbero stati 'sereni' quando lo scorso 19 dicembre hanno emesso la sentenza per il processo in Corte d'Assise a Chieti in merito alla megadiscarica dei veleni della Montedison di Bussi sul Tirino (Pescara). Una sentenza che già da sola, pochi giorni prima di Natale, aveva suscitato tante critiche e perplessità. Intervenne immediatamente anche il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti che pochi minuti dopo la lettura del dispositivo annunciò in un Tweet: «ricorriamo in appello. Chiediamo condanna responsabili e risarcimento per danni ambientali».
La procura di Pescara aveva chiesto la condanna per i 19 imputati a pene che variavano da 4 a 12 anni per avvelenamento doloso delle acque e inquinamento doloso. La sentenza della Corte D'Assise ha invece assolto tutti dal primo reato perché il fatto non sussiste e derubricato il secondo a colposo, cosa che ha comportato una riduzione della pena a 5 anni poi prescritta per tutti. Due giudici popolari che hanno chiesto l'anonimato spiegano al giornale una che «non ero serena quando hanno emesso la sentenza», e la seconda che «soprattutto nelle sue motivazioni, proprio non mi riconosco».
Sempre le due intervistate hanno rivelato che durante una cena con il giudice Romandini il togato avrebbe spiegato loro che «se avessimo condannato per dolo, se poi (gli imputati ndr) si fossero appellati e avessero vinto la causa, avrebbero potuto citarci personalmente chiedendoci i danni e avremmo rischiato di perdere tutto quello che avevamo».
Le reazioni questa mattina non sono tardate ad arrivare e di sicuro tante altre ce ne saranno anche nelle prossime ore. «Sto vomitando» ha commentato il deputato M5S pescarese Gianluca Vacca che ha annunciato che insieme con il collega Colletti sta predisponendo una interrogazione parlamentare. I due chiederanno un’ispezione ministeriale «che faccia chiarezza su quanto accaduto. Ma è chiaro - conclude il deputato grillino - che la mia fiducia nei confronti della magistratura comincia a vacillare».
«Se i giudici popolari -continuano i deputati- non possono decidere con serenità, perché il presidente della Corte d’Assise li avverte che possono subire rivalse in caso di condanna per dolo, non c’è esercizio della Giustizia, ma indebite pressioni. Si deve assolutamente andare a fondo su questa vicenda, perché altrimenti i grandi colossi economici possono dettare il corso delle sentenze a discapito di tutti i cittadini, devastando l’ambiente e rimanendo impuniti. Chiederemo, inoltre, di audire in commissione d’inchiesta sul traffico di Rifiuti, i giudici popolari per ascoltare la loro versione dei fatti».
«La realtà supera di gran lunga l’immaginazione», commenta invece Sara Marcozzi, consigliere M5S in Regione Abruzzo. «Se queste accuse dovessero rivelarsi fondate, l’intero processo si rivelerebbe una farsa. Il M5S anche in Consiglio Regionale chiederà al Presidente D’Alfonso di prendere una posizione netta e decisa nei confronti questa incredibile vicenda».
«Quanto emerge dall’inchiesta del Fatto quotidiano è di una gravità inaudita», commentano invece i senatori Cinque Stelle Gianluca Castaldi ed Enza Blundo che chiederanno, così come i colleghi deputati, una ispezione ministeriale. «Si riapra immediatamente il processo».
E' lapidario anche il sindaco di Bussi Salvatore La Gatta che chiede di «riaprire il processo subito: ci era chiaro da subito che sotto ci fosse qualcosa», dice senza entrare nei dettagli e senza spiegare quali fossero le sue perplessità.
«Lo Stato non si vuole far processare e io l'ho detto il giorno della sentenza - prosegue La Gatta - e per decenni la Montedison era dentro lo Stato. Ora mi piacerebbe vedere una diversa volontà politica: non solo sul fronte della bonifica della discarica, che è urgente. La Montedison deve fare il suo dovere, ma anche lo Stato».
Il Forum dell’Acqua, associazione che è stata in prima linea nella vicenda di Bussi, ha invece convocato una conferenza stampa per la giornata di domani e dopo la lettura dell’intervista alle due giudici popolari parla di «fatti di una gravità inaudita».
«Stiamo parlando», spiega Augusto De Sanctis, «di un processo con un potenziale impatto economico di miliardi di euro, della qualità della vita di centinaia di migliaia di persone e dello stato dell'ambiente di un'intera vallata. Giudici popolari che ammetterebbero di non aver letto gli atti processuali, di non essere stati sereni nella decisione e di non riconoscersi nella sentenza. Il Presidente della Corte Romandini che si trincera, anche in relazione ad una cena in un locale pubblico, dietro al segreto della Camera di Consiglio, non commentando una frase che avrebbe pronunciato e che Il Fatto Quotidiano riporta anche nel titolo per la sua rilevanza in questo racconto».
L’associazione sta valutando con i propri avvocati un eventuale esposto.
«Ricordiamo», aggiunge De Sanctis, «che come Forum dell'Acqua commentammo immediatamente in maniera molto dura la sentenza, per le numerose discrasie che erano immediatamente riscontrabili. La Procura di Pescara ha presentato un ricorso direttamente in Cassazione ma dopo quanto pubblicato su Il Fatto Quotidiano ci sembra che vi sia ora ben altro da approfondire».
L’Italia dei Valori chiede l’intervento del ministro Orlando: «i cittadini meritano chiarezza su una vicenda drammatica e dolorosa, che ha segnato indelebilmente un territorio e un'intera popolazione», dice il segretario nazionale dell'Idv Ignazio Messina, che ha altresì preannunciato il deposito di un'interrogazione parlamentare del partito e l’avvio di un'ispezione dei propri parlamentari Davico e Formisano.
«Lo Stato ha il dovere di fugare ogni ombra – ha osservato – e noi dell'Idv lotteremo, fuori e dentro le aule parlamentari, per tenere sempre alta l'attenzione su questo caso ed evitare in ogni modo che l'intera vicenda, dopo l'iniziale clamore mediatico, cada nel dimenticatoio come, purtroppo, già troppe volte accaduto nella storia d'Italia».
Stesse richieste di chiarimento arrivano anche dal deputato del Pd, Antonio Castricone: «non è utile avviare oggi una sorta di processo di piazza su quanto dichiarato da due giudici popolari del processo ma rimane chiaro che è assolutamente doveroso un approfondimento che non può che essere chiesto al ministro della Giustizia Orlando, al quale rivolgerò oggi stesso un'interrogazione alla quale spero risponderà al più presto.
Il processo in corte d'assise ha rappresentato per l'Abruzzo un momento importante su una delle emergenze ambientali e sociali più grandi della sua storia, pertanto è impensabile che sull'esito possa aleggiare il minimo dubbio come lasciano intendere le dichiarazioni anonime dei due giudici popolari. È necessario che ci sia immediata chiarezza sulla vicenda».
La senatrice Stefania Pezzopane chiede invece che ad intervenire sia il Csm: «i fatti (riportati da Il Fatto, ndr) sono gravissimi. Io mi auguro che non sia cosi', ma se tutto questo fosse vero saremmo di fronte a una vicenda gravissima e terribile per un territorio che ha subito un danno ambientale enorme. Sarebbe necessario riaprire il processo con un nuovo collegio giudicante, la Procura dovrebbe ascoltare al piu' presto la testimonianza delle giudici popolari che hanno rivelato al Fatto Quotidiano comportamenti gravissimi dei magistrati togati. E anche il Csm dovrebbe prendere provvedimenti».
«Le clamorose rivelazioni de Il Fatto - commenta Luciano Di Tizio, Delegato Abruzzo del WWF Italia - meritano un approfondimento. La sentenza ci sorprese ma ne prendemmo atto, sia pure con amarezza. Ora emergono inquietanti ipotesi. Solleciteremo il doveroso accertamento dei fatti, a questo punto necessariamente anche con un esposto, perché su questa vicenda non restino ombre di alcun tipo». L'avvocato Tommaso Navarra, che tutela il WWF Italia nel cosiddetto processo di Bussi, aggiunge: «per decidere era ed è indispensabile leggere quelle carte. Se non fosse stato fatto sarebbe di una gravità assoluta e rispetto a questa ipotizzata evenienza siamo sostanzialmente senza parole».
«Se quanto appreso oggi dall'articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano in data odierna dovesse rivelarsi vero sarebbe davvero gravissimo. Si tratterebbe di una ferita profondissima e insanabile per il nostro territorio, già martoriato da anni di inquinamento e avvelenamento del suolo e dell'acqua», commenta invece il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco. «Sono sicuro - ha aggiunto - che la magistratura, come sempre ha fatto, si muoverà al più presto per fare chiarezza su questa vicenda e che chiarirà le modalità con cui la giuria popolare è arrivata al verdetto».
CSM APRE PRATICA SU PRESUNTE PRESSIONI
Il Csm apre una pratica sulla vicenda dei giudici popolari del processo sulla discarica Bussi, che - secondo quanto riportato da un articolo del Fatto - avrebbero subito pressioni. Lo ha detto il vice presidente del Csm Giovanni Legnini.
«Le indagini e le valutazioni sulla vicenda sono state affidate alla Prima Commissione», ha detto Legnini. La decisione di intervenire è stata presa «dopo aver ricevuto una missiva dell'avvocato dello Stato Cristina Gerardis su quanto riferito da articoli di stampa», ha spiegato il vice presidente.