ABRUZZO. «In campagna elettorale D'Alfonso aveva promesso che avrebbe tagliato gli stipendi di consiglieri e assessori regionali, ma ad oggi non ha fatto nulla».
Lo ha denunciato Maurizio Acerbo, ex consigliere regionale di Rifondazione comunista, nel corso di una conferenza stampa questa mattina a Pescara. E in occasione dell’incontro con i giornalisti Acerbo ha ribattezzato D’Alfonso con il nome di ‘Dalfocchio’, facendo riferimento al personaggio di Collodi, Pinocchio, il cui naso si allunga a dismisura quando dice le bugie (con tanto di rappresentazione grafica col volto del presidente sul corpo del burattino di Mastro Geppetto).
L’ex consigliere regionale di Rifondazione Comunista, che alle scorse elezioni non ha appoggiato D’Alfonso, ma anzi lo ha attaccato ferocemente in più occasioni («sono l’unico che lo affronta a viso aperto», disse in occasione di uno scontro verbale in una trasmissione tv), ricorda che l’attuale governatore si era impegnato a portare la retribuzione complessiva degli eletti alla Regione a circa 5 mila euro lordi.
Acerbo sottolinea: «D’Alfonso disse: ‘le corrispondenze di competenze economiche ai parlamentari regionali verranno parametrate ai sindaci delle grandi città capoluogo di regione’. L’impegno ripetuto in tutte le salse durante la campagna elettorale era quello, tradotto in una lingua comprensibile, di portare la retribuzione complessiva degli eletti regionali a circa 5.000 euro lordi».
Ma cosa è accaduto negli ultimi 12 mesi? Nessun passo in quella direzione.
«E' passato un anno e non ha mantenuto l'impegno», ha denunciato Acerbo. «Non ha nemmeno presentato un proposta di legge. Ci ha invece pensato il M5S, ma è stato boicottato dalla maggioranza».
Solo qualche giorno fa, infatti, in Commissione quando i pentastellati hanno presentato la loro iniziativa si è registrato il fuggi fuggi generale.
«SPREGIUDICATA PRESA IN GIRO»
E che le promesse non siano state mantenute per Acerbo non è una sorpresa: «è quello che accadeva nella precedente legislatura quando proponevo analoghe misure di taglio di costi della politica. C'è però una differenza: Chiodi non aveva mai promesso di tagliare gli stipendi, D'Alfonso si'. Il comportamento del centrosinistra è quindi molto più grave. E' un'aperta e spregiudicata presa in giro, un comportamento di palese violazione della parola data».
Dunque l’esponente di Rc, che oggi non siede in Consiglio regionale, si aspettava che in aula arrivasse la proposta di legge ma «dopo un anno non si è visto nulla. Il camion delle promesse (il celebre Luciamion che ha caratterizzato la campagna elettorale, ndr) ha finito la benzina ed è rimasta in campo la solita vecchia politica. Per questo abbiamo ribattezzato simpaticamente il presidente della Regione Dalfocchio non volendo usare espressioni e aggettivi più diretti di uso popolare. D'Alfonso e la sua coalizione hanno assunto un impegno programmatico, hanno la maggioranza per attuarlo e la competenza e' interamente nelle loro mani. Per tagliare gli stipendi dei consiglieri regionali basta una legge regionale, anzi un emendamento di poche righe».
Poi Acerbo è passato al capitolo querele, ovvero le nuove iniziative che D’Alfonso ha deciso di intraprendere contro coloro i quali (commentatori sui social network ma anche consiglieri regionali) mettano in discussione la sua l'onorabilità. «Gli facciamo presente che - ha concluso Acerbo - nessun avvocato potrà restituirgli l'onorabilità se non mantiene la parola data come ha fatto finora».