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Pescara, 24/11/2024
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Data: 15/05/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Bufera sulla sentenza - Gerardis: «Pronta a riferire tutto». Parla l’autrice della email inviata al Csm sul caso Bussi che ha determinato l’immediata apertura di un fascicolo.

Procedimento della Procura di Chieti sulle presunte pressioni su due giudici popolari, ma la vicenda presenta molti lati oscuri.
LA SENTENZA DEI VELENI

Una mail indirizzata al vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Legnini, ha fatto aprire il fascicolo, da parte dei membri dell'organismo di autogoverno, sulla contestata sentenza del processo di Bussi: sui presunti condizionamenti che avrebbero subìto alcuni dei giurati popolari della Corte d'Assise. Una mail inviata dall'ex avvocato dello Stato, Cristina Gerardis (in qualità di quella funzione che oggi non esercita più perché dirigente della Regione), unita alle rumorose notizie di stampa lanciate dall’articolo del Fatto Quotidiano, è stata sufficiente a far scattare l'apertura della pratica. «Ho scritto al vice presidente tutto quello che ho vissuto su questa vicenda - spiega la Gerardis che partecipò al processo quale avvocato dello Stato e dunque parte civile -. E’ la prima volta che mi capita una cosa del genere: è sconvolgente». Le presunte pressioni esercitate sui giudici popolari da parte del presidente della Corte, Camillo Romandini, per assolvere i vertici Montedison sotto processo, riportate dal quotidiano che custodisce a riguardo le dichiarazioni di due giudici popolari, rappresentano al momento l'elemento chiave di questa inquietante vicenda che deve ancora essere tutta provata. «A Legnini ho anche rappresentato quelle voci insistenti che volevano gli imputati già tutti assolti una decina di giorni prima della decisione finale». Il riferimento è in particolare ad un pranzo di lavoro del 4 dicembre scorso (la sentenza arrivò il 19) a cui avrebbero partecipato anche altre parti civili nel processo. «Fu una riunione di lavoro e in quel contesto è emerso quello che tutti già sapevano: voci pressanti sulla assoluzione già scritta. Per cui il nostro lavoro di parti civili nella discussione sarebbe stato vano». La Gerardis non vuole fare i nomi dei commensali. «Non lo ritengo corretto, ma se qualcuno me lo chiederà ufficialmente sono pronta a riferire tutto quello che so. E' tempo che questa vicenda venga approfondita in maniera incisiva».
INCHIESTA ANCHE A CHIETI
Ieri anche la procura di Chieti ha aperto un fascicolo che verrà trasmesso a Campobasso, per capire anche se ci sia stata una violazione del segreto della camera di consiglio della Corte d'Assise. Una brutta storia che presenta però ancora troppi punti oscuri, legati soprattutto a quello che è il rito del processo in Assise. I riflettori sono stati puntati da subito sul presidente Romandini, ma nella Corte, di togato, c'era anche Paolo Di Geronimo, anch’egli giudice stimatissimo. Ed è stato lui a stilare la sentenza. E poi dei sei giudici, due donne asseriscono di «non essere state serene» e di non aver potuto leggere le carte processuali. Ma anche qui la questione andrebbe approfondita. Tutte e sei contano un solo voto e dunque se anche l'altro togato fosse stato d'accordo nel condannare, il presidente sarebbe andato in minoranza. Insomma la vicenda richiede approfondimenti che sarà difficile fare senza violare e far violare il segreto.
NUOVI ESPOSTI
Proseguono le prese di posizione e cominciano ad arrivare i primi esposti. Il Forum Acqua nazionale ne ha presentati due: uno alla procura di Campobasso e l’altro al Csm. Invoca chiarezza Marco Rapino, segretario regionale Pd: «Dobbiamo capire bene cosa è successo». La Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite dei rifiuti ha programmato per lunedì l'audizione delle aziende collegate alla vicenda di Bussi, e cioè la Edison e la Solvay, e il 27 maggio sarà a Pescara.

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