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Data: 15/05/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pensioni, i tempi si allungano verso rimborsi per fasce di reddito Decreto in bilico, lunedì forse solo una discussione generale. L’ufficio parlamentare di bilancio: sugli arretrati vantaggi fiscali.

ROMA Serve più tempo. Il Consiglio dei ministri già slittato da venerdì a lunedì quasi certamente non sarà quello buono per chiudere il dossier pensioni dopo la sentenza della Corte costituzionale; anzi è possibile che il governo decida di non iniziare nemmeno ad intervenire sul tema, con un provvedimento di carattere generale che contenga le linee guida per affrontare la questione, e rinvii tutto ad un momento successivo. Oltre alle ragioni politiche, non mancano quelle squisitamente tecniche per una scelta del genere. Come aveva notato l’altro giorno in Parlamento il vice ministro dell’Economia Enrico Morando, il nuovo articolo 81 della Costituzione fa della legge di bilancio un provvedimento non più semplicemente formale ma finalizzato all’equilibrio strutturale tra entrate e uscite: e dunque nel porre rimedio ai rilievi di incostituzionalità fatti dalla Consulta bisogna anche rispettare in pieno questa indicazione, il che su una materia così complessa e scivolosa richiede appunto tempo.
PAUSA DI RIFLESSIONE
Per Enrico Zanetti, leader di Scelta civica che al Mef è sottosegretario, una pausa di riflessione di alcune settimane potrebbe essere utile anche per fissare un meccanismo di restituzione non solo progressivo rispetto al livello assoluto dei trattamenti pensionistici, ma anche correlato ai contributi a suo tempo effettivamente versati. Sembra in ogni caso destinata a sfumare l’ipotesi di una soluzione rapida, accarezzata per qualche giorno dal ministero dell’Econonomia e fatta balenare anche sui tavoli europei. Le simulazioni condotte tra Inps e Ragioneria generale dello Stato avevano permesso di arrivare ad uno schema abbastanza avanzato pur se non definitivo, basato sul principio della progressività applicata per fasce di importo pensionistico. Vuol dire che se una pensione è pari ad esempio a cinque volte il minimo Inps, poco più di 2.300 euro lordi al mese ai valori 2011, sarà applicata l’indicizzazione piena sulla parte fino a tre volte il minimo e percentuali via via ridotte tra le tre e le quattro volte e poi tra le quattro e le cinque. Ma il meccanismo sarebbe valido per tutti: in questo modo anche le pensioni un po’ più alte avrebbero comunque una quota pur se limitata di rivalutazione. Al contrario il provvedimento adottato dal governo Monti sull’onda dell’emergenza finanziaria riconosceva l’adeguamento totale fino alla soglia dei 1405 euro al mese e nulla al di sopra.
IL CONFRONTO
Proprio sul confronto tra le norme del decreto salva-Italia e quelle che entrerebbero in vigore dopo la sentenza della Consulta - in assenza di altri interventi del governo - si sofferma il nuovo Rapporto dell’Ufficio parlamentare di Bilancio. Per una pensione pari a 3,5 volte il minimo, ovvero a 1.639 euro lordi mensili, l’indicizzazione negata vale 567 euro nell’anno 2012, 1.214 in quello successivo e poi somme leggermente superiori (1.226 e 1.229 euro rispettivamente) nel 2014 e 2015, anni in cui l’adeguamento all’inflazione è tornato ad operare, pur se non pieno, ma su una base ormai decurtata dai tagli precedenti. Il rimborso degli arretrati per il 2012-2014 varrebbe quindi in questo caso circa 3 mila euro, importo che sale a quasi 7 mila per un assegno pensionistico di 4.355 (ossia 9,3 volte il minimo). Sono naturalmente cifre virtuali e massime, che andranno riviste alla luce delle decisioni definitive del governo.
La struttura tecnica indipendente guidata dal professor Giuseppe Pisauro fa notare come la restituzione degli arretrati potrebbe comportare un vantaggio fiscale tale da rendere il beneficio anche superiore: questo perché negli anni di riferimento sulle somme si sarebbe pagata l’aliquota marginale Irpef, mentre sulla retribuzione arretrata si applica, con tassazione separata, l’aliquota media. Nel caso del pensionato da 1639 euro al mese vuol dire versare l’imposta con un’aliquota del 19 invece che del 30.

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