ROMA Sono tante e distribuite in modo tutt’altro che uniforme sul territorio nazionale. E continuano ad aumentare. Da decenni le pensioni di invalidità vengono tirate in ballo quando si tratta di risparmiare sulla spesa pubblica, e periodicamente fiorisce l’aneddotica sui falsi invalidi: anche il governo Renzi, impegnato per il 2016 a recuperare 10 miliardi sul fronte della spending review, ha già detto di voler intervenire, in linea con le raccomandazioni di Carlo Cottarelli che puntava il dito proprio sulle differenze tra le varie Regioni ed anche all’interno delle Regioni stesse.
I NUMERI INPS
Eppure la spesa è sempre in crescita, come rivelano i dati dell’osservatorio statistico dell’Inps, appena aggiornati al 2015. Per quest’anno la voce prestazioni agli invalidi civili assorbe una cifra che sfiora i 15 miliardi, con una crescita di oltre 300 milioni di euro rispetto al precedente. Nel 2004 le uscite si erano fermate a 8 miliardi e mezzo. Il numero complessivo dei trattamenti in essere è invece arrivato a circa 2,9 milioni, contro meno di 1,8 milioni nel 2002. L’aumento percentuale del 2015 rispetto all’anno precedente è dell’1,6 per cento, come media tra un Nord che viaggia al +0,9 per cento, un Centro in cui la crescita è intorno al punto e mezzo percentuale e un Mezzogiorno che mostra un tasso di incremento superiore al 2.
Sono dinamiche che certo si possono in parte spiegare con le tendenze demografiche (l’invecchiamento della popolazione) ma che per altro verso stridono un po’ con i periodici annunci di riduzione della spesa e di contrasto all’uso improprio di questo strumento di welfare. Non che negli anni passati non sia stato fatto nulla: i 488 mila nuovi trattamenti liquidati nel corso del 2014 sono un po’ meno del doppio dei 283 mila del 2001, ma comunque restano al di sotto dei picchi raggiunti nel biennio 2008-2009, quando le nuove prestazioni erano ben più di 500 mila l’anno. Ma nel tempo si conferma la distribuzione anomala del fenomeno. Anomalia non solo geografica, con lo sbilanciamento verso Sud, ma che riguarda anche la dimensione dei Comuni in cui i trattamenti di invalidità - pensioni e indennità di accompagnamento - sono percepiti. È possibile farsene un’idea scorrendo la banca dati dell’Inps a livello comunale aggiornata al 2014 (dalla quale sono escluse Trentino Alto-Adige e Val d’Aosta che gestiscono in autonomia il settore) integrata con i dati Istat relativi al numero dei residenti: la versione integrale è consultabile su www.ilmessaggero.it. Se la media nazionale è di 4,76 trattamenti ogni 100 residenti, e i centri con più di 100 mila abitanti si allineano a questo valore, in quelli con meno di 1000 si arriva a 6,2. Anche tra le grandi città esistono forti differenze: a Napoli il rapporto tra prestazioni e residenti è di 7,2 ogni 100, a Roma di 4,71 e di 3,6 a Milano. Ma ci sono Comuni che presentano una densità di invalidi molto più significativa, a due cifre e addirittura oltre il livello di 20 ogni 100. In alcuni casi si tratta di situazioni pienamente giustificate dalla presenza sul territorio di case di ricovero o di cura che ospitano un numero rilevante di anziani in queste condizioni. Altre cifre sono assai meno comprensibili, come quelle di Oristano che oltre ad essere la Provincia con la maggiore numerosità relativa di prestazioni vede ben 54 dei suoi Comuni tra i 318 nei quali il rapporto tra trattamenti di invalidità e residenti è superiore ai 10 ogni 100. Primo assoluto è Bidonì con 35 pensioni o indennità su 154 residenti.