L’AQUILA Forse hanno ragione quegli alpini che su uno dei tanti striscioni hanno scritto: «L’Aquila, noi siamo il tuo megafono. Grida con noi: ricostruzione!». Dal capoluogo invaso dalle penne nere si leva un grido unanime, amplificato dal megafono di 300 mila anime che accompagnano l’imponente sfilata che chiude una memorabile adunata. Da oggi L’Aquila sarà più silenziosa e composta, forse più malinconica, ma di certo non più sola. Una fetta importante dell’Italia che era qui dopo il terremoto ci è tornata e ha visto che sì, le gru svettano in centro, ma c’è ancora tanto da fare. Ed è pronta a impegnarsi di nuovo perché la ricostruzione è, deve essere ancora, una priorità nazionale.
L’APPELLO Il grido degli alpini riecheggia insieme al festoso can-can che ha rianimato i vicoli e le piazze in questi tre giorni: «Il ricordo, la ricostruzione ed il dovere» recita lo striscione che apre la sfilata. Tre parole, l’essenza dell’invasione alpina. Lo Stato assiste in tutte le sue articolazioni meno una: Renzi non ripete il blitz di Pordenone dello scorso anno, diserta ancora L’Aquila.
DA MATTINA A SERA La sfilata è un inno all’Italia perbene, operosa e solidale. Il mondo alpino ha mille ramificazioni, serve una giornata intera, per ammirarle e applaudirle tutte. Un tripudio che esalta e commuove al tempo stesso, che trasuda storia da ogni cappello, da ogni paesino o vallata che si è spinto fin qui. L’Aquila risponde, ringrazia, spera, abbraccia. Gli eroi del 2009 sono ancora tra noi e meritano il giusto tributo. Lo scrive l’Associazione nazionale a cui va dato il merito di aver creduto in questa follia: «6 aprile 2009 - 17 maggio 2015: noi siamo ancora qui».
IL DOMANI Cosa sarà dell’Aquila, da domani? La forza di questa adunata non può e non deve spegnersi. Spinta dagli alpini la città deve spiccare il volo definitivamente. Lo dice anche il ministro della Difesa Roberta Pinotti, a cui tutti chiedono due cose: la ricostruzione e il ritorno dei nostri Marò. «Ho parlato con il sindaco, mi ha detto che finalmente questo governo ha messo i soldi. Purtroppo il danno all’Aquila è stato terribile, incommensurabile per il valore del centro storico, per tutte le attività. Ora il tema è soprattutto quello delle attività economiche da far ripartire. Io sono venuta a inaugurare la prima fabbrica riaperta dopo il terremoto, la Thales Alenia, ma tutte le attività che erano presenti devono avere la possibilità di riaprire». L’Aquila c’è, è viva, stavolta è davvero pronta a ripartire. E gli alpini l’hanno nuovamente presa per mano.