ROMA «Nessun pensionato perderà un centesimo. Noi scriveremo una nuova norma rispetto al blocco dell’indicizzazione che restituirà in tasca a 4 milioni di italiani il primo agosto 500 euro a testa». La notizia, che arriva alla vigilia della riunione del Consiglio dei ministri che oggi varerà il decreto legge per la restituzione degli arretrati attingendo al Fondo per la povertà, parte dagli studi dell’Arena di Giletti su Raiuno, dove Matteo Renzi anticipa come il governo ha intenzione di risolvere la questione della sentenza della Consulta che ha bocciato il blocco delle indicizzazioni. Il premier dice che avrebbe preferito usare i 2 miliardi per chi ha la pensione minima, ma poi ha aggiunto che il governo ha deciso di intervenire così: i 500 euro che i pensionati dovrebbero incassare il primo agosto sono un’una tantum, una misura dalla quale saranno tagliate fuori le pensioni oltre i 3mila euro. «Ovviamente non sarà un rimborso totale. Ma ci sono 2 miliardi che mi ero tenuto per le misure contro la povertà» specifica Renzi, che non potrà usare il “tesoretto” come avrebbe voluto e ammette di esserci rimasto male. «Se devo essere sincero dico che non sono stato contento... Ma dobbiamo difendere le istituzioni rispettandole». La sentenza della Consulta, insomma, non può essere contestata e Renzi spiega perché: «La Corte Costituzionale è l’ultima istanza. La si accetta. È chiaro che avrei preferito un’altra sentenza ma non mi metto a fare polemiche con la Corte o con il precedente governo o con il precedente Parlamento che ha fatto la legge». Il parziale rimborso, che i sindacati vorrebbero totale, arriva in piena campagna elettorale ma Renzi rovescia i termini della questione e assicura che non si tratta di una manovra elettorale perché al voto per le regionali si andrà tra meno due settimane mentre l’una tantum «arriverà il primo agosto». E ancora: «Hanno detto che non intervenivo sulle pensioni per paura delle regionali. Ma uno che guida un governo non può avere paura delle elezioni». Con il decreto la partita potrà considerarsi chiusa? Ieri i tecnici del Tesoro hanno trascorso tutto il giorno a limare il testo del provvedimento che oggi dovrebbe ottenere l’ok del governo. Ma ieri Renzi ha parlato anche di scuola. Sulla riforma che ha fatto scendere sul piede di guerra professori e sindacati il governo adesso si mostra prudente e dialogante. E un’importante apertura arriva anche sul punto più critico della riforma. «Sul preside discutiamo. Sono pronto alla condivisione e al confronto» concede Renzi, che rilancia sulla meritocrazia, dichiara finita la stagione del «6 politico» e non rinuncia a bacchettare gli insegnati che si dicono pronti a incrociare le braccia: «Noi siamo disponibili al confronto, ma chi boicotta i test Invalsi o chi blocca gli scrutini non fa un bell’esempio di educazione civica. Non si gioca sulla pelle dei ragazzi». Ma i riflettori ieri sono rimasti accesi soprattutto sulle pensioni. Quel che è certo è che la misura annunciata dal premier soddisfa solo in parte i sindacati. «Renzi non se la può cavare solo con un bonus una tantum. Sicuramente è meglio di niente ma la questione non può finire né qui né così» avverte il segretario generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone. Il presidente di Adusbef, Elio Lannutti, fa sapere che se entro la fine del mese l’Inps non pagherà, «scatteranno le azioni legali e i decreti ingiuntivi per l’esercizio dei diritti dei pensionati». I più arrabbiati sono gli esponenti delle opposizioni, che non perdono occasione per fare campagna elettorale. Renato Brunetta è il primo a lanciarsi a testa bassa contro il premier: «Renzi, che vuole restituire solo 500 euro solo ad alcuni e non a tutti, per un totale di 2 miliardi, ne ruba 16 ai pensionati italiani. È un imbroglio inaccettabile». Al coro si aggiunge Matteo Salvini, che si dice pronto a fare ricorso: «Renzi ha fottuto una volta gli italiani con gli 80 euro, non li frega una seconda volta. I pensionati italiani non hanno bisogno di elemosine. Renzi deve restituire tutto e subito».