Ecco le fasce di reddito previste: sarà l’Inps a calcolare tutto.
PESCARA I dettagli si conosceranno solo quando il decreto verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, ma ormai è certo che i rimborsi delle pensioni a cui la riforma Fornero aveva tagliato gli scatti legati all’aumento del costo della vita dovrebbero riguardare gli assegni pari a tre volte la minima (501,89 euro, quindi tre volte è pari a 1.500 euro circa) fino a quelli con assegno pari a sei volte la minima quindi 3000 euro lordi (ma si è parlato anche di 3.200 euro). Secondo il governo il criterio trovato rispetta la sentenza della Corte costituzionale ed è compatibile con i conti dello Stato, anche se brucia quel tesoretto di 1,6 miliardi che Renzi voleva destinare alle fasce più deboli. QUAL E’ IL MINIMO? Si è parlato in questi giorni di un minimo di 1700 euro, perché è la cifra citata da Matteo Renzi in conferenza stampa. In realtà quella cifra dovrebbe essere letta nel senso di “fino a 1700”, comprendendo quindi gli assegni dai 1500 ai 1700 euro. Padoan ha parlato di un minimo pari a tre volte, lo vedremo col testo in mano. Se così fosse, ed è quasi certo, i pensionati abruzzesi interessati all’una tantum e alla rivalutazione dal 2016 dell’assegno pensionistico sarebbero 26mila. Non molti rispetto al numero totale degli assegni che l’Inps ogni mese versa ai pensionati abruzzesi (367.644, di cui 202.943 pensioni di vecchiaia, 36.956 pensioni di invalidità, 96.153 pensioni di reversibilità), ma è un fatto che le pensioni abruzzesi sono in maggioranza sotto i 1.500 euro, con un picco massimo tra i 500 e i 750 euro lordi (137mila). I numeri bassi riguardano tutto il Sud, perché i rimborsi andranno in maggior misura ai pensionati del nord (55,5%), mentre nel sud arriverà solo il 25% della cifra complessiva.
IL PAGAMENTO Il pagamento sarà effettuato con le pensioni di agosto, attraverso un forfait per le pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo. L’importo sarà decrescente in base all’importo della pensione. L’adeguamento non spetterà per le pensioni superiori a un importo lordo di 3.000 euro.
NON OCCORRE FARE DOMANDA Sarà l’Inps a calcolare l’importo, senza necessità da parte del pensionato di fare domanda.
GLI AUMENTI Le pensioni superiori a tre volte il minimo e fino a un importo lordo di 3.000 euro saranno interessate probabilmente da un aumento per compensare in parte (dal 10 al 40%) quanto perduto con il blocco dell’indicizzazione nel 2012 e 2013.
GLI SCATTI Nel 2016 dovrebbe andare a regime il meccanismo dell’indicizzazione più favorevole per le pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo (vedi articolo in basso). Oggi la perequazione, cioè l’adattamento all’aumento del costo della vita, è del 100% per le pensioni fino a tre volte il minimo; del 95% per le pensioni comprese oltre tre e fino a quattro volte il minimo; del 75% per gli assegni oltre quattro volte e fino a cinque volte il trattamento minimo; del 50% per gli assegni superiori, ma fino a sei volte il trattamento minimo. Per importi superiori la perequazione è del 45 per cento. La perequazione è applicata sull’intero imposto e non per scaglioni
TASSAZIONE Gli arretrati incassati dai pensionati in seguito alla sentenza della Corte costituzionale saranno tassati separatamente. Ciò porterà un vantaggio fiscale per i pensionati che percepiscono importi più elevati, poiché si pagherà in base all’aliquota media (in luogo dell'aliquota marginale) e non ci sarà prelievo a titolo di addizionale regionale e comunale.
I DIRITTI DEGLI EREDI Potrebbe verificarsi il caso di un pensionato colpito dal decreto Fornero e nel frattempo deceduto. In questo caso gli eredi legittimi potranno riscuotere i ratei maturati come accade con le tredicesime.
POSSO FARE RICORSO? Certamente sì, già sono stati annunciati dagli stessi presentatori del primo ricorso accolto dalla Corte Costituzionale. Al nostro giornale sono arrivate diverse lettere di pensionati delusi, se non indignati, per la soluzione scelta dal governo: è molto probabile che quanto prima si muovano i legali delle associazioni dei consumatori.
Gli aumenti previsti per le pensioni interessate dal blocco Fornero. E dal 2016 rivalutazione del 50%
ROMA Che cosa succederà alle pensioni dopo l’una tantum deciso dal governo? Il decreto sulle pensioni varato dal Governo prevede il riconoscimento della rivalutazione relativa agli anni 2012-2013 «nella misura del 40% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a tre volte il trattamento minimo Inps e pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo, con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi». Lo ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ieri durante l’audizione davanti alle commissioni Bilancio e Lavoro di Camera e Senato sul decreto sulle pensioni. La rivalutazione sarà «del 20% per i trattamenti superiori a quattro volte il minimo e pari o inferiori a cinque volte» e del 10% per quelli superiori a cinque volte il minimo e pari o inferiori a sei volte il minimo. «La rivalutazione non è riconosciuta per i trattamenti superiori a sei volte», vale a dire circa 3.000 euro lordi mensili. La decisione di non restituire nulla a questa fascia di pensionati, ha spiegato il ministro, è stata maturata «nell’ambito di una impostazione solidaristica sia intra-generazionale, sia intergenerazionale, in presenza di vincoli di bilancio stringenti». Dal 2016 le pensioni, interessate dal blocco Monti-Fornero bocciato dalla Consulta, avranno un aumento strutturale, pari «al 50% di quanto stabilito per le mensilità del biennio 2012-2013». Su questo montante si applicherà l'indicizzazione Letta.