ROMA Nuova stangata per i conti pubblici italiani, dopo la sentenza della Corte costituzionale sui rimborsi ai pensionati, costata 2,2 miliardi di euro. La Commissione europea ha annunciato la bocciatura del “reverse charge” sull’Iva introdotta dal governo con la legge di stabilità del 2015. Creando un “buco” di bilancio di 730 milioni di euro nel bilancio dello Stato che, secondo le clausole di salvaguardia, dovrebbe essere in teoria coperto attraverso l’aumento delle accise sulla benzina a partire da giugno. Ma dal Tesoro rassicurano che «c’è il fermo impegno del governo» a evitare scatti e rincari. La mazzata di Bruxelles è arrivata con una nota della Commissione al Consiglio europeo. Resta invece ancora sotto esame il meccanismo dello “split payament” che dovrebbe assicurare oltre 900 milioni di entrate. Una misura speciale proposta dal governo per gli enti pubblici che dovrebbero pagare l’Iva su un conto separato anziché al fornitore. Ma su questa opzione ci sarebbero buone possibilità di un via libera. «La Commissione rigetta la richiesta italiana di una deroga (alla normativa Ue sull’Iva) per introdurre il “reverse change” per le forniture alla grande distribuzione», si legge in una dichiarazione della portavoce della Commissione per i servizi finanziari, Vanessa Mock. «Per la commissione non ci sono prove sufficienti che la misura richiesta contribuirebbe a contrastare le frodi, la commissione ritiene anzi che questa misura implicherebbe seri rischi di frode a scapito del settore delle vendite al dettaglio e a scapito di altri Stati membri», aggiunge la nota. L’estensione del “reverse change” è una manovra che il governo aveva chiesto di introdurre con l’obiettivo di ridurre l’evasione dell’Iva, con l’inversione contabile infatti l’obbligo di pagare l’Iva passa da chi acquista un bene o un servizio a chi lo fornisce, una pratica già usata nell’edilizia. Ora però la bocciatura della Ue è senza appello perché Bruxelles «ha sempre avuto un approccio cauto per assicurare che le deroghe non vadano a minare l’operatività del sistema Iva generale, che siano limitate e proporzionate». Al Tesoro tuttavia la notizia non è stato un fulmine a ciel sereno. Dai contatti informali dei giorni scorsi infatti ci si attendeva l’ufficializzazione del no di Bruxelles. Per questo al ministero sono già allo studio soluzioni per limitare l’impatto sui conti pubblici. Per cautelarsi da un eventuale stop comunitario il governo aveva fatto ricorso all’aumento della accise sulla benzina e sul gasolio. Anche perché, con la sentenza sulle pensioni della Consulta, è sfumato il cosiddetto «tesoretto». Pier Carlo Padoan nei giorni scorsi aveva inoltre assicurato l’impegno del governo a «eliminare tutte le clausole di salvaguardia». E anche ieri il Tesoro ha confermato la volontà del governo a non aumentare i carburanti. Molto soddisfatta Confindustria per il «semaforo rosso» della Commissione. In una nota l’associazione gli industriale ricorda che la Commissione ha accolto i rilievi che Confindustria aveva evidenziato lo scorso marzo presentando un ricorso, un complaint ufficiale, ritenendo la legge di stabilità non in linea con le disposizioni comunitarie sull’Iva.