ROMA «Sicuramente non si sarà nessun aumento di accise, non è necessario». Il giorno dopo lo stop della Commissione Ue al «reverse charge» sull’Iva che ha aperto un buco di 728 milioni nel bilancio dello Stato, il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Claudio De Vincentis, conferma che non aumenteranno benzina e gasolio, come prevederebbe la clausola di salvaguardia. «Sono molto tranquillo» aveva detto lo stesso Matteo Renzi confermando che per il Tesoro la notizia non è stata un fulmine a ciel sereno. Ma dopo la stangata sui rimborsi sulle pensioni scattata per la sentenza della Consulta che è già costata 2,2 miliardi di euro al governo, al Tesoro sono alla disperata ricerca di fondi. Certo 728 milioni non sono miliardi. Ma c’è il rischio che le grane non siano ancora finite. Il vice presidente del Parlamento europeo nonchè ex commissario Ue, il forzista Antonio Tajani, che aveva auspicato la bocciatura del reserve change, è infatti convinto che arriverà presto un altro no dalla Ue sullo «split payment». Ovvero la «scissione del pagamento», in base alla quale in caso di cessioni di beni o servizi alla pubblica amministrazione, l’Iva dovrà essere corrisposta direttamente dall’erario. La misura è entrata in vigore dal 1 gennaio del 2015. Il governo ha tempo fino al 30 giugno per trovare una copertura alternativa ai 728 milioni mancanti, e quindi per evitare l’aumento automatico delle accise sui carburanti. Al ministero del Tesoro tecnici e politici starebbero lavorando su tre ipotesi. La prima, la più probabile, è quella di mini tagli alla spesa tra rimodulazioni degli accantonamenti di bilacio e piccoli tagli lineari ai ministeri. All’ipotesi anche un intervento mirato alle uscite della amministrazioni centrali. È al vaglio anche la possibilità di utilizzare una parte del gettito atteso dal rientro dei capitali all’estero, già valutata la scorsa settimana quando il premier e il ministro Pier Carlo Padoan hanno dovuto trovare la soluzione per coprire il buco sui rimborsi ai pensionati. Bruxelles però potrebbe non ritenere valida la soluzione in questo caso perché basata su entrate non certe e dunque potrebbe arrivare un’altra bocciatura, facendo scattare in automatico la clausola di salvaguardia il 1 luglio prossimo. Infine al Tesoro si sta lavorando anche sull’eventualità di agire sul deficit, contando sullo scarto tra deficit tendenziale e programmatico indicato del Def di aprile. Il governo potrebbe contare su una minore spesa interessi sul debito. Anche in questo caso però è difficile che la Commissione Ue possa accettare l’aggiustamento. Quel che è certo è che qualunque soluzione sia infine scelta dal governo per non far scattare l’aumento di benzina e gasolio, l’esecutivo, tra sentenza delle Consulta e stop della Ue sull’Iva, non ha più alcun «tesoretto» da redistribuire in questa fase agli italiani in difficoltà economica, come aveva pensato di fare prima della batosta della sentenza della Corte costituzionale sui rimborsi ai pensionati. La decisione sui 728 milioni di euro dovrà essere presa con rapidità per disinnescare l’aumento fiscale che potrebbe frenare i primi segnali di ripresa dell’economia. Il governo è al lavoro sulla spending review: il consigliere economico di Renzi, Yoram Gutgeld ha già attivato 15 tavoli per trovare nel più breve tempo possibile la quadratura del cerchio. Scontate le polemiche politiche in campagna elettorale. «Siamo di fronte a un mix di dilettantismo e fraudolenza da furbetti di quart’ordine, Palazzo Chigi sul reverse change ci ha provato anche se molti sapevano e anche il governo che l’Europa avrebbe bocciato una estensione così vasta dell’estensione contabile sull’Iva», denunciano i deputati M5S.