LANCIANO Quando, alle 17,30 di ieri sera, la testa del corteo con il grande striscione che riproduceva lo slogan «No Ombrina» è arrivata al traguardo di piazza Plebiscito, tra applausi, fumogeni e canti, la coda si trovava ancora nella zona di partenza, ai Cappuccini, come dire a circa quattro chilometri di distanza.
E' il dato che, da solo, conferma la presenza di oltre 40mila persone alla manifestazione di Lanciano contro i progetti di trivellazioni petrolifere nell'Adriatico, in particolare quelle al largo delle coste abruzzesi. La stima delle persone che hanno attraversato ieri in corteo la città frentana, sia pure in via ufficiosa, è peraltro confermata dalla stessa Questura, oltre che dagli organizzatori che parlano di «una partecipazione al di sopra di ogni aspettativa». Peccato che il gran finale di una giornata tanto attesa e tanto partecipata, un finale che prevedeva interventi dal palco e il concertone dei gruppi locali, sia stato penalizzato dalla pioggia. Già durante il corteo, che si è mosso con impeccabile precisione alle 15 dall'area industriale di Marcianese, sono arrivate le prime gocce, ma i manifestanti non si sono preoccupati più di tanto. Alla fine la pioggia si è fatta battente e ha costretto a stringere i tempi. «E' vero -dicono gli organizzatori la pioggia ci ha un po' rovinato il finale, ma ormai il più era fatto, il segnale della volontà popolare contro Ombrina Mare era stato lanciato: il Governo e la Regione Abruzzo a questo punto ne prendano definitivamente atto».
PERFETTA ORGANIZZAZIONE
E' stato un corteo pacifico, senza il minimo incidente, fugati i timori per la presenza di gruppi dei centri sociali di varie parti d'Italia. Impeccabile, quando discreto, il controllo delle forze dell'ordine, perfetta l'organizzazione interna della manifestazione, con cento persone della protezione civile. Un corteo colorato, con tanti cartelloni e striscioni, su cui dominava la bandiera blu del mare, con una striscia bianca al centro con due sole parole «No Ombrina».
«Mare e costa, è tutta roba nostra»; «Pane e olio senza petrolio»; «Blocchiamo lo sblocca Italia». Sono gli slogan più gettonati nel corteo. Oltre alle delegazioni abruzzesi, c'erano tanti gruppi extra-regionali: dai NoTriv della Basilicata ai comitati contro lo stoccaggio del gas della Lombardia, dal Forum Acque Molise ai centri sociali di Milano, delle Marche, del Trentino, dalla Terra dei Fuochi della Campania fino a un pullman arrivato dalla Svizzera. In tutto hanno aderito 482 associazioni, né mancavano gonfaloni sindaci con fascia tricolore di tante città abruzzesi.
IL PARCO
«È una grande partecipazione di popolo per dire un secco no all'insediamento di Ombrina che non è contrattabile -sottolinea Mario Pupillo, sindaco di Lanciano e presidente della Provincia di Chieti-, il no alla petrolizzazione è necessario nel momento in cui è stata effettuata da parte della Regione e della Provincia la perimetrazione del Parco della Costa teatina che è già all'attenzione del Consiglio dei Ministri». «È un fatto di grande emozione mai accaduto -dice Alessandro Lanci, organizzatore, di Nuovo Senso Civico-, una massa di gente imponente per una città di 36 mila abitanti dimostra l'attenzione della popolazione sull'ambiente».
DON PATRICIELLO
Dalla Campania si è arrivato don Maurizio Patriciello, prete anti-camorra della Terra dei Fuochi. «Sono venuto -dice- a dare la mia solidarietà a un popolo antichissimo e nobile che ha il diritto di vivere con le sue risorse, non calpestato da nessuno». «La Regione Abruzzo è in prima linea e ci mette la faccia -sostiene l'assessore regionale all'ambiente, Mario Mazzocca- e in questa battaglia è evidente che non siamo soli».
«Per l'ennesima volta l'Abruzzo scende in piazza per ribadire il no al petrolio sulla costa della nostra regione -ribadisce Maria Rita D'Orsogna, ricercatrice dell'Università di Los Angeles, da sempre in prima linea contro le trivelle in Adriatico-, abbiamo già avuto grandi soddisfazioni bloccando il Centro Oli di Ortona e il progetto Forrest Oil a Bomba. Ora è la volta di Ombrina Mare. La politica regionale faccia sentire la sua voce. Il governatore D'Alfonso ha grandi responsabilità su questo problema. Per un simile imponente movimento popolare si deve richiamare con forza l'attenzione del governo nazionale».