ROMA Il mix tra decontribuzione e contratto a tutele crescenti continua a incidere sul mercato del lavoro. Modificandone i connotati. Avanzano ancora le assunzioni a tempo indeterminato (che usufruiscono dei benefici contributivi) e diminuiscono quelle a termine. È questa la novità che emerge dagli ultimi dati diffusi dal Ministero del Lavoro, relativi ad aprile scorso. Tra attivazioni e cessazioni, infatti, il saldo nella sola tipologia dei contratti a tempo indeterminato è positivo per 48.000 assunzioni. Nell’aprile del 2014, invece, ci fu un arretramento: -6.000. A livello complessivo invece (tutte le tipologie di contratti) l’andamento non è molto dissimile da quello del 2014: il saldo generale tra attivazioni (756.926) e cessazioni (546.382) ad aprile scorso è stato di circa 210.000 contratti, ad aprile 2014 fu di 203.000.
Più che il confronto con le dinamiche dello scorso anno è però significativo il trend di questi primi quattro mesi del 2015. Il recupero delle assunzioni stabili è evidente: +27.000 (intese come saldo) gennaio; +18.000 a febbraio; +31.000 a marzo. E poi, come detto, +48.000 ad aprile.
IL RECUPERO
La fetta di lavoro stabile è quindi via via cresciuta, arrivando così a essere il 22,7% delle assunzioni del mese (erano il 15,7% ad aprile 2014). Per la maggior parte si tratta di stabilizzazioni di contratti già esistenti (35.883 contro le 19.144 dello stesso periodo del 2014).
Per il governo resta comunque «una buona notizia». «Se anche fossero solo stabilizzazioni comunque sarebbe positivo, perché un contratto stabile significa ferie, maternità, mutuo» osserva Matteo Renzi. Ad aumentare il bottino dei nuovi occupati ci penserà anche lo Stato: «Nelle prossime sedute del Cdm, la prossima o quella successiva, daremo il via all'assunzione di 2.500 fra Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza» annuncia il premier. Spiegando che «saranno assunzioni straordinarie in vista del Giubileo». In arrivo anche un provvedimento «ad hoc, per aiutare i padei separati con figli a carico, tra i 45 e i 55 anni, e che stanno facendo la fame».
I dati sul lavoro sono contestati dalle opposizioni. Forza Italia accusa il governo di «propaganda» e invita ad attendere i dati sull’occupazione che l’Istat diffonderà il 3 giugno. E così il leader di Sel, Nichi Vendola: «Dobbiamo aspettare la trimestrale dell'Istat per capire di cosa si tratta, perché in molti casi vengono conteggiati come posti di lavoro i singoli contratti: un ragazzo che in un anno fa cinque lavori, viene conteggiato come cinque posti di lavoro».
Cauti i commenti dei sindacati. Con i quali però resta aperto l’altro fronte, quello della legge sulla rappresentanza. Anche ieri il premier è tornato sull’argomento: la spinta verso un sindacato unitario «arriva da decine e decine di persone». «Quando ti siedi ai tavoli in riunione con 17 sigle sindacali ti chiedi se è proprio necessario averne cosi tante», per cui - ribadisce Renzi - serve «una riflessione su quella che si chiama legge di rappresentanza sindacale. In Germania è così». Intanto va avanti il confronto sui decreti attuativi del Jobs act. Domani sindacai e imprese saranno dal ministro Poletti per un confronto sul decreto che cambierà la cassa integrazione.