L’AQUILA Consiglio regionale “assediato” ieri mattina da tre diverse proteste, voci differenti arrivate da tutto Abruzzo sotto ai cancelli dell’Emiciclo per fare sentire le loro istanze a chi intanto, all’interno, partecipava all’assemblea solenne per il centenario della Grande Guerra. Una situazione, quella delle proteste multiple, che si presenta sempre più di frequente per effetto del percorso di riforma avviato dalla legislatura di centrosinistra. E mentre si diffondevano anche fuori le note dell’Inno di Mameli suonate con l’arpa nella sala consiliare, fuori la rivolta delle imprese funebri della Federcofit Abruzzo (la federazione del comparto funerario regionale), dell’Ara (Associazione regionale allevatori) e del Cotir (Centro di ricerca per le tecniche irrigue) di Vasto. Bandiere e fischietti questi ultimi, 15 carri funebri i primi provenienti da tutte le province L’Aquila, Pescara, Teramo, Chieti. Soltanto una rappresentanza dei 300 titolari di imprese funebri in regione, per non interrompere il servizio fondamentale e delicato legato ai funerali. FEDERCOFIT. Il gruppo di imprenditori titolari di imprese funebri è arrivato con i loro carri funebri esponendo striscioni con le scritte “basta con le furbate”, “Paolini, chi ti ha suggerito questo emendamento?”, accennando una marcia funebre. «La protesta è contro il rischio di liberalizzare il settore», commenta il vicepresidente di Federcofit, Pierpaolo Di Rocco, «introdotto dalla modifica della legge 41 del 2012, che la Regione vuole operare con un emendamento del consigliere regionale e vicepresidente del consiglio Lucrezio Paolini (Idv)». «Nell’emendamento si sostituisce la frase “disponibilità continuativa e funzionale dell’auto funebre” con la semplice “disponibilità”», aggiunge Di Rocco, «in questo modo si apre una possibilità del noleggio attivando concorrenza sleale. Questa legge costituisce un illecito, ci deve essere immediata modifica». ARA E COTIR. Dall’altro lato della strada alcune decine di lavoratori del Cotir (27 dipendenti) e dell’Ara (64 lavoratori, ieri anche in sciopero), in rivolta per denunciare la «drammatica situazione economica e finanziaria che ha determinato stipendi arretrati»: sono 19 quelli che aspettano i dipendenti del Cotir, 24 quelli attesi dai lavoratori dell’Ara, mentre il futuro si fa sempre più incerto. «Nel corso degli anni la Regione ha ridotto drasticamente i trasferimenti, anche complice il ridimensionamento delle risorse statali», spiega il segretario regionale Fai Cisl Abruzzo, Feliciantonio Maurizi, per il quale occorre intervenire subito per scongiurare soprattutto la liquidazione dell'Ara. Alla quale spetta un finanziamento di 600mila euro, destinati all’assistenza tecnica alle imprese zootecniche, messo a rischio da una norma europea. «Somma già messa in bilancio», chiarisce Maurizi. All’orizzonte c’è il licenziamento di oltre una trentina di dipendenti. Quanto al Cotir, si trova in una altrettanto grave crisi di liquidità: «Mancano 700mila euro», sottolinea il sindacalista, ze si corre il rischio di perdere 2 milioni di progettazione per il Piano di sviluppo rurale».