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Pescara, 24/11/2024
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Data: 29/05/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Bussi, pasticcio di Stato mancata bonifica la commissione accusa. La trasferta abruzzese dell’organismo parlamentare che indaga sul ciclo dei rifiuti: ascoltati i Pm impegnati nel processo e D’Alfonso.

Fare chiarezza su tutti quanti gli aspetti, nessuno escluso, riguardanti la megadiscarica di rifiuti tossici scoperta nel marzo 2007 dalla forestale a Bussi sul Tirino. È l’obiettivo della commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, ieri in visita in Abruzzo, a Bussi prima, a Pescara poi. Due tappe per acquisire notizie e materiali sulla discarica e sulle vicende processuali, che nel dicembre scorso hanno portato all’assoluzione in corte d’Assise a Chieti dei 19 imputati. La visita è iniziata in mattinata, a Bussi, con il sopralluogo nell’area delle tre discarica. Prima la commissione ha voluto esaminare da vicino la situazione della discarica Tremonti, poi è stata la volta del sito industriale e per finire della area a monte del sito stesso. Insomma, un sopralluogo in cui non si è tralasciato nulla.
I membri della Commissione, accompagnati dal generale del corpo forestale Guido Conti, che ha coordinato a suo tempo le indagini, hanno anche voluto conoscere gli interventi effettuati soprattutto in tema di messa in sicurezza e quindi la questione della bonifica.
I 50 MILIONI DISPONIBILI
E proprio in merito alla bonifica del sito e delle discariche, il presidente Bratti ha spiegato che «nel tempo ci sono stati fatti e cose che hanno rallentato l’intervento del settore pubblico. Contenziosi tra privati, procedure che non sono andate avanti in modo lineare. Ora - ha sottolineato - la giustizia deve fare il suo percorso: lo Stato deve coordinarsi di più». Il riferimento di Bratti, alla tranche di 50 milioni disponibili per la prima bonifica non ancora utilizzati. «Tra ministero dell’Ambiente e commissario Goio - ha proseguito - c’è stato scarso dialogo, e questo non aiuta, ma è anche vero che ci sono dei responsabili privati che devono assumersi appunto la loro responsabilità».
IL GOVERNATORE
Parentesi d’obbligo per il processo e la denuncia di eventuali pressioni sui giudici popolari. «La nostra istruttoria - ha spiegato Bratti - non finirà oggi, ma acquisiremo anche altri aspetti tecnici quali le vicende della sentenza e le recenti denunce. Non entreremo mai in conflitto con l’inchiesta che sta conducendo la Procura di Campobasso, ma siamo al corrente delle notizie in merito, e abbiamo già scritto al Csm per stabilire un contatto, visto che anche il Csm ha aperto un’istruttoria».
E proprio sul versante giudiziario, nel pomeriggio, la commissione ha ascoltato a Pescara, per circa un’ora e mezza, i pm Annarita Mantini e Giuseppe Bellelli, titolari dell’inchiesta. Come era facilmente immaginabile, buona parte dell’audizione è stata secretata. Ai due pm, accompagnati da un investigatore della forestale, è stato chiesto come sono iniziate le indagini e poi i vari aspetti del processo. Al riguardo sono state chieste informazioni sugli atti da cui si evinceva il dolo. Al termine sono stati acquisiti il ricorso per Cassazione, il capo d’imputazione e il rinvio a giudizio. Dopo Bellelli e Mantini, sono stati ascoltati il sindaco di Bussi, Salvatore La Gatta, il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso e l’assessore all’Ambiente, Mario Mazzocca e per finire gli ambientalisti. Solo due parole da parte del presidente D’Alfonso, ascoltato insieme a Mazzocca per circa 45 minuti. E, dunque: «Bonifica e reindustrializzazione». Questi i temi della sua audizione. Confermati anche dall’assessore. A seguire è stata la volta del Wwwf, che ha presentato un dossier per segnalare quanto fatto in termini di controllo e inchiesta dalla società civile, oltre ad una memoria sulle contraddizioni della sentenza.

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