MELFI Parcheggiati i rispettivi elicotteri, Renzi e Marchionne salgono a bordo di una Renegade rossa per iniziare la visita della super fabbrica orgoglio del made in Italy che produce proprio la nuova Jeep in vendita in tutto il mondo. L’ad di Fca è al volante, il premier al suo fianco: l’intesa sembra totale, il feeling perfetto. Seduto dietro John Elkann, nipote dell’Avvocato e presidente del nuovo gigante. Dopo le tappe alla lastratura e all’assemblaggio, la delegazione parla al reparto “verifiche finali”, mentre gli operai continuano a lavorare per non perdere nemmeno uno dei 1.400 esemplari prodotti ogni giorno visto che la domanda supera la disponiblità. «Oggi Elkann e Marchionne mi hanno fatto un regalo - spiega il premier - di solito parliamo di occupazione con delle percentuali, fredde cifre, qui la ripresa del lavoro sono invece delle persone, dei volti, delle storie che con il Jobs Act avranno contratti più solidi e stabili. Dieci anni fa dicevano che questo impianto avrebbe chiuso. Invece, con un investimento intelligente, ora si producono auto che vengono esportate in America. Qui si lavora come da nessuna altra parte, 20 turni a settimana, ci sono anche 260 dei lavoratori distaccati da Cassino che presto torneranno nella loro fabbrica dove inizierà la produzione della nuova Alfa: spero presto di poterne comprare una, mi aspetto buone notizie da quello stabilimento. Il lavoro non si crea nei talk show, ma con le fabbriche, possiamo dire che l’industria automobilistica italiana è la più forte del mondo». E poi in serata parlando a Virus aggiunge: «A Squinzi ho mandato un mesdaggio di affetto e stima ma non sono portato per certe assemblee: c’è bisogno di fare le cose, non le assemblee»
LE RELAZIONI SINDACALI
Marchionne incassa i complimenti e, prima di ricambiare, dà un annuncio importante: «Entro l’anno assumeremo altri mille dipendenti nell’area industriale, quelli del nostro stabilimento supereranno le 8.000 unità. Le riforme del governo stanno andando nella direzione giusta, lasciamolo lavorare. Noi non chiediamo nulla all’esecutivo anche se ho sentito che altri lo hanno fatto. Il sindacato unico di cui parla Renzi? Non sta a me dirlo. Certo che negli Usa e in Germania c’è un solo sindacato dell’auto e non mi sembra che quei paesi abbiano problemi di democrazia. Mi fa piacere che Giorgio Squinzi abbia fatto un’apertura verso il nostro contratto, ma non ho la presunzione di dire che sia valido per tutti. Io mi preoccupo solo di gestire i nostri stabilimenti per essere competitivi sui mercati e in questa direzione abbiamo lavorato bene. Ho grande stima e rispetto di Giorgio come imprenditore, ma Confindustria non mi manca e, se non ci sono elementi nuovi, non vedo i motivi per rientrare». E a proposito del sindacato unico è Renzi a rilanciarlo, ribadendo conMarchionne che in Germania già esiste. «La legge sulla rappresentanza sindacale va fatta».
Marchionne passa poi a parlare dello scenario internazionale, dei rumors sulla General Motors nei giorni scorsi molto caldi dall’altra parte dell’Atlantico. Il secco rifiuto dei vertici GM non ha scosso la determinazione dell’ad di Fca che resta della sua idea: «Della mail non parlo, non confermo e non smentisco: ne scrivo tante, a tutti... E poi è vero che non sarebbe elegante parlare di quanto scritto ad una signora. Resto dell’avviso che questo settore abbia necessità di diventare più efficiente e ci sono le condizioni per farlo. Se non lo facciamo noi verremo spinti dalle circostanze».