ROMA Non è ancora la svolta, ma il dato sulla flessione di due decimi del tasso di disoccupazione ad aprile in Italia sicuramente rappresenta un importante inversione di tendenza che potrebbe innescare il cambio di passo: ad aprile, infatti, si sono registrati 159mila posti di lavoro in più rispetto a marzo. Secondo l’Istat i senza lavoro lo scorso mese sono stati pari al 12,4% con una diminuzione su base mensile dell’1,2%. Nei dodici mesi il numero dei disoccupati è diminuito dello 0,5% e il tasso di disoccupazione di 0,2 punti. Ancora più rilevante il calo registrato dalla disoccupazione giovanile: il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati e disoccupati) è pari al 40,9%, in diminuzione dell’1,6% rispetto al mese precedente. Buone notizie anche per l’Abruzzo che nel primo trimestre fa registrare 23 mila occupati in più rispetto allo stesso trimestre del 2014. Un balzo del 4,9% in gran parte dovuto ai segni di ripresa nel settore industriale dovuto molto probabilmente, secondo l’economista dell’Università d’Annunzio Giuseppe Mauro alla politica monetaria della Bce. Complessivamente l’Abruzzo raggiunge quota 494 mila occupati, ma è ancora lontano dai livelli precrisi, quando gli occupati erano a quota 515 mila. Immediata la reazione del premier Matteo Renzi: «In politica c’è chi urla e spera che tutto vada male. E c’è chi quotidianamente prova a cambiare le cose, centimetro dopo centimetro, senza arrendersi alle difficoltà. Avanti tutta, è #lavoltabuona», ha sottolineato su Facebook. «I dati Istat ci dicono che ad aprile, primo mese pieno di jobs sct, abbiamo 159mila assunti in più. Sono 261mila in più rispetto ad aprile 2014 - scrive Renzi - Negli anni della crisi abbiamo perso quasi un milione di posti di lavoro e dunque 159mila sono ancora pochi. Ma è il segno che il jobs Act rende più facile assumere». Sulla stessa linea il ministro Poletti: «Si tratta di dati positivi che debbono essere stabilizzati», ha commentato il ministro del Lavoro - «siamo alla coda di una crisi pesantissima che è durata sette anni. Tutti. I segnali che abbiamo sono in senso positivo. Si è ridotta la disoccupazione e gli avviamenti sono sempre di più a tempo indeterminato. È un buon segno ma va preso come un dato che riguarda un mese». L’impatto del jobs act è evidenziato in modo particolare dall’Ocse: «Ha il potenziale per migliorare drasticamente il mercato del lavoro in Italia, riducendo le dualità e garantendo sussidi universali alla disoccupazione, aumentando così la condivisione dei rischi e migliorando notevolmente la rete delle garanzie sociali». Nell’Economic Outlook del 2015 l’organizzazione sottolinea che «il tasso di crescita dell’occupazione è tornato positivo dopo un lungo periodo di calo» e che il Pil potrebbe crescere quest’anno dello 0,6% e il prossimo dell’1,5%. Padoan, a Parigi per il meeting dell’Ocse, ha voluto sottolineare che «il primo passo ovviamente è avere posti di lavoro. Il prossimo è avere posti di lavoro di elevata qualità, che si generano con una crescita costante sul medio periodo», il cui driver principale è «un aumento della produttività», che si genera «con l’innovazione e quindi con l’istruzione». La crescita dell’occupazione registrata ad aprile coinvolge anche i più giovani: gli occupati tra i 15 e i 24 anni sono 946mila, in aumento del 5,7% rispetto a marzo (+51mila). Il tasso di occupazione giovanile, pari al 15,9%, cresce dello 0,9% su base mensile. Al tempo stesso il numero di giovani inattivi scende dell’1% (-44mila) mentre il tasso di inattività dei giovani cala dello 0,7%, arrivando al 73,1%. In termini tendenziali, rispetto ad aprile 2014, l’Istat osserva da un lato un aumento del numero di giovani occupati (+4,1%, pari a 37mila in più), sia un calo dei disoccupati (-5,5%, pari a -38mila) e degli inattivi (-0,7%, pari a -32mila). Nel primo trimestre 2015 le persone in cerca di occupazione sono 3,3 milioni, in calo, su base tendenziale, di 145mila unità (-4,2%), dopo 14 trimestri di crescita ininterrotta. La riduzione dei disoccupati interessa sia gli uomini sia le donne, riguarda il Nord (-54 mila unità, -4,5%) e, soprattutto, il Mezzogiorno (-96mila unità, -6%); il lieve aumento nel Centro è legato alle donne. La riduzione della disoccupazione coinvolge quasi esclusivamente gli italiani. I sindacati per la prima volta si sbilanciano in commenti ottimisti. «I dati sono certamente incoraggianti e rappresentano un segnale positivo», dice il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, «occorre un patto sociale tra tutti i soggetti responsabili, governo centrale, regioni, imprese, sindacati, banche, per favorire la crescita e gli investimenti». Per il leader della Uil Carmelo Barbagallo «fa piacere che aumenti l'occupazione, ma faremo una valutazione nel semestre».