PESCARA Si chiama operazione «Lumaca»: un fiume di auto che da Dragonara marcerà a venti chilometri orari verso il centro di Pescara, fino a piazza Unione, davanti la sede della Regione dove sarà poi inscenato un sit-in. La protesta delle aree periferiche abruzzesi sulla riorganizzazione del sistema sanitario regionale, esce dai confini dei singoli territori, per farsi vertenza unitaria e massiccia.
COMITATI LA LAVORO
La manifestazione è stata presentata ieri dai comitati cittadini di Sulmona, Penne, Ortona e Atessa, «ma si aggiungeranno anche i cittadini di Atri e quelli di altri territori colpiti dalla scure del piano sanitario» annuncia Luigi La Civita, consigliere comunale del capoluogo peligno. L'appuntamento è per sabato 20 giugno alle ore 10 all'uscita dell'asse attrezzato di Dragonara: da qui per circa un'ora la principale arteria di collegamento con il capoluogo adriatico sarà bloccata, fino all'arrivo nel centro di Pescara. Una protesta che parte principalmente da chi ha visto condannare alla chiusura il proprio punto nascita con il decreto 10, ma che si allarga anche ad altri territori i cui ospedali sono stati ridimensionati o che sono in via di ridimensionamento. A partire da Atessa, appunto, che è ancora in attesa che venga ripristinato il reparto di chirurgia. «Abbiamo promosso questa manifestazione sull'emergenza sanità - continua La Civita - perché non vogliamo una sanità a due velocità che favorisce solo i grandi centri abitati. Il governo regionale deve prendere in considerazione anche le esigenze delle zone dell'entroterra e delle realtà più piccole. Bisogna garantire a tutti l'accesso alla sanità, anche perché mettendo a rischio i servizi essenziali si determina la desertificazione del territorio».
«REPARTI OGGETTO DI TAGLI»
Sulmona, tra questi, è forse la più esposta al rischio: «D'Alfonso deve capire che la sua soluzione in Valle Peligna non è praticabile». Anche perché, sostengono i promotori, non è così che si riduce la spesa: «Da venti anni - spiega Gabriele Frisa, del comitato civico a difesa del punto nascita di Penne - i reparti sono oggetto di tagli, ma questo non ha comportato risparmi. Bisognerebbe intervenire su altri aspetti e non continuare ad operare tagli ai reparti». Ne sanno qualcosa ad Atessa, dove il punto nascita non c'è mai stato e dove presto l'ospedale sarà ridotto ad un poliambulatorio: «Abbiamo raggiunto quota 6mila firme - ha detto Debora Fioriti, del comitato di Atessa - chiediamo all'assessore regionale alla sanità non solo il ripristino dell'attività chirurgica ma anche il mantenimento del reparto di medicina e del servizio di fisio- riabilitazione». Gli organizzatori prevedono la partecipazione di migliaia di persone alla lunga e lenta carovana che sembra quasi sfidare l'Abruzzo «veloce» che D'Alfonso ha in mente e nel suo programma.