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Data: 07/06/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Landini lancia la sua “Coalizione”. Assemblea a Roma. Il segretario Fiom: «Niente gabbie, non siamo un partito»

ROMA Un laboratorio, un work in progress: non c’è altro termine per definire quella creatura embrionale che è la Coalizione Sociale, che ieri si è riunita per la prima giornata di assemblea a Roma. Gli steccati parlamentari, come sottolinea Maurizio Landini, vanno stretti a quest’esperienza, anche se si parlasse del “Possibile” vendolian-civatiano. «Sto studiando il cinese e la prossima volta ve lo dirò in cinese - ha chiarito il leader Fiom - la coalizione è oggettivamente nata al di fuori dei partiti, perché per noi il problema è ricostruire una Politica con la P maiuscola». «Dentro ai recinti non ci stiamo - prosegue Landini - è difficile da comprendere, ma stiamo facendo un altro processo. È un percorso nuovo che si deciderà all’interno dei gruppi di lavoro». E oggi verrà condiviso in assemblea plenaria. La Coalizione nasce come un salto nel vuoto. «Badate bene io non so su cosa siamo d’accordo e su quante cose nel corso della discussione noi saremo d’accordo, perché ognuno ha la sua storia, ma il punto vero dal quale noi dobbiamo partire è cosa riusciamo a mettere in comune, sia a livello nazionale che nei territori», dice Michele De Palma della Fiom, introducendo i lavori del gruppo “Unions”, che dei quattro - gli altri sono: “Saperi e conoscenza” sulla scuola, “Rigenerare le città” ed “Economia, politiche industriali e cambiamenti climatici” - è quello che più da vicino riguarda il mondo del lavoro. E la Coalizione è proprio - come già indicato da Landini - l’unione di tutti quelli che «per vivere devono lavorare». Emerge anzitutto una forte autocritica sul ruolo del sindacato, in particolare quello confederale, che non ha saputo intercettare, negli ultimi anni le vertenze provenienti dai mondi paralleli al lavoro dipendente: dalla logistica agli autonomi. È un’archeologa partita Iva, anzi “falsa partita Iva”, come lei stessa sottolinea, a raccogliere i maggiori consensi: «Noi non siamo liberi di scegliere con chi lavorare, quanto guadagnare e non abbiamo malattia, maternità, ferie. Vorremmo che i sindacati ci ascoltassero e non ci dicessero che non siamo lavoratori dipendenti. Forse è venuto il momento di cambiare lo statuto». Applausi convinti. È questo il senso più profondo emerso ieri della natura della Coalizione Sociale: un luogo dove «incrociare le lotte», come sottolinea l’avvocato partita Iva Cosimo Damiano Matteucci, con i lavoratori della Valle del Sacco, della provincia di Frosinone, che scontano la crisi della manifattura e insieme i danni dell’amianto killer e dell’inquinamento dovuto alla produzione di armi chimiche fin dal 1912. Così la richiesta di politiche attive e il contrasto comune al jobs act - ribadito con forza in quasi tutti gli interventi e raccontato come «la distruzione dello Statuto dei lavoratori» - s’incontrano con la battaglia dei professori per una scuola che rompa «il circolo vizioso tra aumento delle disuguaglianze culturali e aumento delle diseguaglianze economiche». Nella Coalizione sociale c’è spazio per i lavoratori migranti e le loro rivendicazioni e per la discussione sui cambiamenti climatici, per il diritto all’abitare e un modello di sviluppo sostenibile. Insomma: i temi sono chiaramente politici, ma l’aggregazione partitica è lontana. Almeno per il momento.

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