CHIETI «No all’apparentamento col sindaco uscente Umberto Di Primio perché indagato per corruzione ,perché chi ha già tradito politicamente sarà traditore a vita». E ancora «perché lascia in eredità una città sporca, deturpata nell'immagine, abbandonata a se stessa e nel più completo degrado». In definitiva «perché è stato il peggiore sindaco che abbia mai avuto Chieti». La lista prosegue con altre accuse, ma a rivolgerle al primo cittadino uscente, leader del centrodestra non è Bruno Di Paolo in prima persona. Il capitano di Giustizia Sociale che, dall’alto dei suoi 2.500 voti conquistati alle elezioni del 31 maggio scorso sabato mattina si è apparentato col leader di centrosinistra Luigi Febo tira fuori dal cilindro un documento firmato dagli «amici e sostenitori di Giustizia Sociale» dove si evidenzia che se il matrimonio con Di Primio è saltato lo si deve alla volontà della sua squadra. Amici e sostenitori che in una lettera datata 4 giugno 2015, rinnovano incondizionatamente la fiducia nei confronti di Di Paolo, sperando in cuor loro «che il candidato sindaco che deciderai di appoggiare non sia il signor Di Primio»Questo il contenuto della lettera diffusa da Giustizia Sociale che riportiamo integralmente. «Caro Bruno, con questa lettera tutti noi, amici di Giustizia Sociale, insieme con i sostenitori del partito e con tutti i candidati nelle tre liste in appoggio alla tua candidatura a sindaco di questa città ti vogliamo esprimere la nostra opinione in merito alla possibilità di creare un apparentamento con uno dei due candidati sindaco interessati al ballottaggio. È fondamentale per noi che tu sappia che ti sosterremo qualunque decisione andrai a prendere e che potrai sempre contare sul nostro appoggio materiale e morale, sul nostro impegno e sulla nostra determinazione a portare avanti i principi alla base del lavoro profuso in questi anni da tutto il gruppo. Auspichiamo inoltre che l'apparentamento, qualora abbia luogo, sia ufficiale, secondo i termini previsti dalla legge e comunicato alla cittadinanza attraverso gli organi di stampa. In quest'ultimo caso speriamo però vivamente che il candidato sindaco che deciderai di appoggiare non sia il Sig. Di Primio che per la sola sua condizione di indagato per corruzione non può rappresentarci e rappresentare l'operato delle persone di Giustizia Sociale che credono nei principi fondamentali di lealtà ed onestà. Da semplici cittadini» prosegie l lettera « abbiamo inoltre avuto modo di constatare il costante processo di degradamento e di impoverimento della nostra bellissima città nei cinque anni di governo del signor Sindaco uscente che speriamo vivamente abbia fine con un cambiamento radicale e con una scelta cosciente» Non solo». Nella lettera i «fedelissimi» ribadiscono al loro leader perché il matrimonio col centrodestra «non s’ha da fare». «Ti rimettiamo un elenco di dieci punti per i quali ti preghiamo di non appoggiare Di Primio e ci affidiamo alla tua esperienza, alle tua capacità di politico ed al tuo essere un cittadino onesto per decisione che sappiamo sarà quella più giusta per il futuro del nostro partito, della nostra città». Un elenco lungo quello dei perché: « In questi cinque anni più e più volte ci ha fatto vergognare di averlo come primo cittadino. Ci ha fatto accapponare la pelle la pessima figura che ha fatto fare alla nostra città nella trasmissione l'Arena di Giletti, dove ha tentato "goffamente" di difendere l'amministrazione per la vergognosa vicenda che ha visto protagonista il suo assessore Ivo D'Agostino arrestato e condannato per violenza sessuale». Per i sostenitori di Giustizia Sociale «si è, inoltre, reso ridicolo non solo agli occhi dell'intera comunità teatina, ma anche davanti all'intera nazione, con il pignoramento del quinto dello stipendio per multe e tasse comunali non pagate». Il rancore si fa ancora più velenoso: «No a Di Primio perché ha letteralmente sputato in faccia agli oltre 2.500 elettori di Giustizia sociale che, grazie Di Paolo, 5 anni fa gli avevano dato fiducia». Ma questo è quanto pensano i sostenitori di Giustizia Sociale nei confronti di Di Primio. Come se la scelta su Febo fosse stata obbligata. Nella lettera però non si fa cenno delle considerazioni di altri componenti del partito. Di chi chiedeva di mantenere la barra dritta e di non scendere a compromessi con nessuno. Di Paolo ha dichiarato in una intervista di sabato che si tratta solo di 4 persone. In realtà a svestire la casacca di Giustizia Sociale sono già in 6. E tra questi c’è anche un socio fondatore del partito.