MILANO Lievita il numero dei profughi in arrivo dalle coste del Nord Africa e, immancabilmente, lievitano le polemiche fra il partito dell’accoglienza e quello del respingimento. Questa volta a dar fuoco alla miccia è Bobo Maroni, governatore leghista della Lombardia. In difficoltà per le vicende giudiziarie in cui è coinvolto (la Procura di Milano ha appena chiuso un’indagine a suo carico), Maroni si guadagna la ribalta con una minaccia senza precedenti: «Scriverò una lettera ai sindaci: se accetteranno di ospitare i clandestini, la Regione taglierà i fondi destinati ai loro Comuni». «Basta demagogie», il secco altolà di Matteo Renzi: «È difficile parlare di immigrazione e chiedere un coinvolgimento dell'Ue quando alcune Regioni del tuo Paese dicono che il problema non li riguarda».
CAMPAGNA ELETTORALE
Quel che accade dopo «la provocazione» del governatore è la replica di un film che a scadenze regolari va in onda sulla nostra scena politica: reazioni indignate da parte del centrosinistra, appoggio incondizionato dal centrodestra. In genere, poi, se c’è una campagna elettorale di mezzo i toni si inaspriscono ancor di più, e poiché domenica prossima si andrà al ballottaggio per la scelta del sindaco in molte città italiane, ecco che la disputa assume i contorni di uno scontro al calor bianco in cui fa capolino l’ipotesi che la minaccia maroniana abbia i connotati dell’illegittimità costituzionale.
Negli ultimi due giorni sono stati quasi quattromila i migranti approdati sulle sponte siciliane. Molti di loro verranno sistemati provvisoriamente in Sicilia, per gli altri il Ministero dell’Interno sta preparando un piano di smistamento in diverse regioni italiane e i prefetti si faranno carico di contattare i Comuni per dal loro una sistemazione. Maroni coglie la palla al balzo per cavalcare un argomento caro ai padani: «E’ un fatto gravissimo. Scriverò una lettera ai prefetti per protestare, e una ai sindaci per diffidarli».
ZAIA E TOTI ALLINEATI
L’idea di Bobo è quella di tagliare i trasferimenti dei fondi che la Regione deve ai Comuni nel caso accettino di accogliere i profughi: «Non devono farlo, poi chi lo fa violando le disposizioni che io ho dato, subirà questa conseguenza». In più, la sua intenzione è di fare quadrato con gli altri due governatori del centrodestra, Zaia in Veneto e Toti in Liguria: «Mi incontrerò con loro per pianificare iniziative comuni». Ma non ha neppure bisogno di incontrarli: i due sono già sulla stessa lunghezza d’onda, e con loro buona parte del centrodestra.
Intervistato da Maria Latella per Sky, il berlusconiano Giovanni Toti non ha tentennamenti: «L’intervento di Maroni è legittimo, io non mi sono ancora insediato ma fin da adesso posso dire che anche la Liguria non accoglierà altri migranti». Zaia è già allineato da tempo: «Basta accoglienza, il Veneto è una bomba che sta per esplodere, non c’è più posto per nessuno». A loro giunge «il conforto» unanime del centrodestra. Dalla Gelmini a Gasparri, al sindaco di Padova, il leghista Bitonci.
LA PROPOSTA DI CHIAMPARINO
A ironizzare sull’inedita minaccia di Maroni è il ministro Alfano. Che ricorda all’attuale governatore della Lombardia che nel 2011 il Viminale trovandosi ad affrontare un’eguale emergenza chiese ai sindaci di tutta Italia di collaborare per l’accoglienza dei migranti: «E al Viminale, in quel marzo del 2011, c’era Maroni. Il quale oggi ha gli stessi poteri che avevano allora i presidenti di Regione». Un modo per far intendere che la minaccia di Maroni non ha alcuna possibilità di concretizzarsi per la semplice ragione che è illegittima. Per Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci, «è semplicemente inaccettabile». Il governatore del Piemonte, Chiamparino, fa una controproposta: «Se Maroni insiste con questa iniziativa dovrebbe essere lo Stato a tagliare i finanziamenti alla Lombardia».