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Data: 10/06/2015
Testata giornalistica: Prima da Noi
Trasparenza. Dopo un anno D’Alfonso &C bocciati: anche peggio di Chiodi. Chi lavora con il governatore e quanto guadagnano? La trasparenza è "svizzera": ha tanti buchi

ABRUZZO. Si stava meglio quando si stava peggio? Ad un anno suonato di amministrazione di centrosinistra sono molti gli slogan e ancora pochi i fatti concreti messi a segno. C’è, però, tempo per la squadra del governatore Luciano D’Alfonso che tra i suoi difetti non ha di certo quello della inconcludenza o della lentezza.

Sul versante della trasparenza, però, le cose non vanno affatto bene e facendo un primo raffronto con la giunta di centrodestra la situazione sembra essere addirittura peggiorata.

Il che è tutto dire.

Gianni Chiodi non ha mai brillato per la trasparenza né eccelso in guizzi personali ma si è limitato per lo più a pubblicare gli atti, diciamo… il minimo indispensabile. “Minimo” non significa affatto “tutti quelli obbligatori per legge”, basti citare il solo caso -anomalo ancora oggi- della Fira spa –società partecipata- che tra le tante non ha la sezione dedicata alla trasparenza e non si ritrovano i documenti che la legge prescrive come obbligatori. Altra pecca enorme è segnata da Abruzzo Engineering, altra partecipata, il cui sito internet è fermo al 2010 e per questo non ha mai avuto una sezione sulla trasparenza.

DELIBERE SEGRETE

Il picco della dominazione dalfonsiana è stato toccato con la secretazione di moltissime delibere di giunta per ragioni sconosciute e mai motivate nero su bianco. Si tratta di moltissime delibere che hanno per oggetto il “contenzioso giudiziario” che il responsabile della trasparenza decide di omettere in toto. Attenzione, però, perché l’utente inesperto rischia di impazzire visto che di fatto la delibera è fornita di link che però ricarica la stessa pagina. Facile pensare ad un malfunzionamento che però si reitera all’infinito.

Ma perché gli atti di giunta inerenti i contenziosi giudiziari sono segreti?

Impossibile saperlo ma di certo le norme sulla trasparenza (ignorate e vituperate da tutti se non altro perché non prevedono sanzioni) sono chiare e tutelano eventualmente la privacy di chi in qualche modo viene portato in giudizio: basterebbe, dunque, puntare le iniziali e le altre informazioni “sensibili” prescrizione che è vergata dalla norma che evidentemente si preferisce non applicare in Regione Abruzzo ma da nessuna parte figura il divieto di pubblicare l’intero documento.

Il paradosso dalfonsiano della gestione attuata da Cristina Gerardis è che le determine dirigenziali spesso vengono pubblicate (cioè gli atti tecnici) mentre quelli politici no. E anche in questo caso non tutto viene pubblicato potendosi notare una netta discrepanza tra determine del Consiglio regionale e quelle della Giunta regionale.

ACCESSI AGLI ATTI IGNORATI

Prima di capire che si trattava di una scelta oculata e voluta anche noi ci abbiamo messo del tempo per il fatto che le delibere, come detto, sono fornite di link ma cliccando, di fatto, non succede nulla. Armati di santa pazienza allora abbiamo speso tempo prezioso per fare svariati accessi agli atti e richiedere copia e motivazioni della mancata pubblicazione. Ma alle raccomandate inoltrate più volte negli ultimi sei mesi non è stata data alcuna risposta. Eppure anche in questo caso l’obbligo di rispondere è nei 30 giorni.

Problemi alla posta elettronica? Niente affatto per fortuna c’è la pec che garantisce soltanto la sciatteria dei burocrati che in questo campo potrebbero anche inciampare in omissioni di atti d’ufficio. Il sospetto di supponenza o semplice menefreghismo purtroppo si fa strada.

Niente delibere e niente spiegazioni e non è un bel biglietto da visita che forse racconta molto meglio una certa gestione del potere accentratore anche se di certo il presidente D’Alfonso non si occupa di cosa pubblicare sulle migliaia di pagine (sparse) del sito istituzionale della Regione. Peccato, perché questi fatti fanno passare in secondo piano l’apprezzabile sforzo fatto dallo stesso Presidente con la pagina Facebook che spesso viene utilizzata al posto del sito istituzionale con la pubblicazione di documenti che appaiono prima sul social che dove dovrebbero essere e della agenda giornaliera degli impegni (ma non del resoconto della giornata coni risultati prodotti).

COLLABORATORI: MOLTI MA NON TUTTI

Lascia a desiderare anche la sezione dei collaboratori della Giunta Regionale. La sezione obbligatoria per legge è in realtà fornitissima e contiene varie sezioni dove si possono ritrovare, con qualche difficoltà, curricula e compensi. Non ci sono tutti, però, e le ragioni rimangono -anche in questo caso- ignote. Ci sono i collaboratori a titolo gratuito, i benefattori che si dovrebbero adoperare per la Regione e chiamati da D’Alfonso, ma manca quel piccolo esercito di professionisti di fiducia chiamati direttamente dal presidente come la legge gli concede di fare.

Così chi volesse conoscere tutti gli uomini del presidente rimane deluso e alla sezione “Ufficio di diretta collaborazione del Presidente” non c’è nessuno. Nemmeno un curriculum e nemmeno un compenso. Quanto costa questo ufficio, chi ci lavora e che cosa fanno? Perché manca tra le altre proprio quella sezione e perché nessuno ha mai sollevato il problema?

L’OSSESSIONE DELLA PRIVACY

Gli amministratori vecchio stampo li riconosci subito perché hanno l’ossessione della privacy: per loro tutto è privacy e meno si pubblica meglio è. Purtroppo i tempi sono cambiati ma certi burocrati non se ne sono accorti. Si arriva così all’assurdo, ancora una volta, se si volesse malauguratamente sapere quanto sono bravi dipendenti, dirigenti e direttori della Regione Abruzzo, quanto lavorano sodo e se raggiungono tutti gli obietti.

Ma è impossibile sapere quali siano questi obiettivi, stabiliti da chi e quando, quali e quanti risultati siano stati effettivamente raggiunti e quanto ogni dipendente ha incassato in più per essere stato così bravo. Purtroppo on line i documenti non ci sono per “la privacy”, bisogna tutelare gli zelanti lavoratori che potrebbero essere lesi nella loro sfera privata mentre si può ampiamente calpestare il diritto dei cittadini a conoscere come vengono spesi i soldi pubblici e se davvero siamo in presenza di stacanovisti e professionisti produttivi.

Un dubbio deve essere sorto persino nel presidente D’Alfonso che nel corso di questo anno non ha lesinato scudisciate nei confronti di quegli impiegati poco volenterosi, magari lenti, legati a vecchie logiche, poco propositivi e attivi. Poi scorrendo le poche righe pubblicate si scopre che D’Alfonso aveva torto: i lavoratori del Consiglio Regionale sono tutti bravissimi di sicuro al pari di quelli della Giunta regionale.

Ma evidentemente è meglio non farlo sapere in giro.

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