ROMA Alla fine, il presidente dell’Inps lo ha detto abbastanza chiaramente: si può pensare ad una pensione flessibile, ma le penalizzazioni economiche da applicare in cambio dell’uscita anticipata dovrebbero essere incisive. In pratica bisognerebbe applicare il sistema contributivo. Le altre ipotesi di riforma, ha spiegato Tito Boeri in commissione Bilancio della Camera, sarebbero troppo costose e dunque impraticabili. L’economista della Bocconi, che già l’altro giorno aveva bocciato la cosiddetta staffetta generazionale, si è soffermato in particolare su due proposte emerse da mesi nel dibattito: quella firmata da Cesare Damiano e Pier Paolo Baretta (rispettivamente presidente della stessa commissione Lavoro e sottosegretario all’Economia) che prevede la possibilità di lasciare il lavoro dai 62 anni con una decurtazione della pensione del 2 per cento l’anno (rispetto all’età di riferimento di 66) e il ripristino del cosiddetto sistema delle quote, pur se in una versione più esigente rispetto a quella in vigore fino al 2011.
LE VALUTAZIONI
In base alle valutazioni dell’Inps, la prima soluzione - nell’ipotesi che tutti gli interessati la sfruttino - comporterebbe a regime una maggiore spesa per 8,5 miliardi all’anno. Invece il passaggio a quota 100, ovvero la possibilità di andare in pensione età anagrafica e anzianità contributiva che sommate diano appunto 100 (con un minimo di 62 anni di età) potrebbe avere un costo sempre a regime, pari a 10,6 miliardi: dunque ancora superiore. Cosa ha in mente allora Boeri? Nell’audizione ha mostrato apprezzamento per l’idea di generalizzare - ovvero estendere ai lavoratori maschi - la cosiddetta opzione donna, cioè la possibilità di andare in pensione ad un’età più bassa (attualmente la soglia per le lavoratrici dipendenti è a 57 anni e 3 mesi) accettando però un assegno calcolato interamente con il sistema contributivo: il che vuol dire una riduzione che a seconda delle carriere individuali può variare dal 15 al 25 per cento o anche di più. Insoma la flessibilità risulterebbe decisamente costosa. A Boeri ha replicato lo stesso Cesare Damiano, direttamente interessato in quanto firmatario di una delle proposte: il presidente della commissione Lavoro ha osservato che il confronto sul tema sarà con il governo. Come a dire: quelle del presidente dell’Inps sono opinioni personali.