ROMA Dopo la staffetta generazionale il presidente Inps, Tito Boeri boccia anche la proposta Damiano-Baretta per introdurre maggiore flessibilità nella riforma Fornero sulla previdenza e la quota 100, ipotesi tutte troppo costose per la finanza pubblica e in definitiva dannose perché graverebbero sui giovani. In una audizione alla Commissione lavoro della Camera, Boeri ha elencato tutte le proposte sul tavolo del governo e i relativi costi ipotizzando come «condivisibile» solo quella che estenderebbe la cosiddetta opzione donna perché prevede che l’assegno dato in anticipo rispetto all’età di vecchiaia sia calcolato tutto con il metodo contributivo. Il sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta, firmatario insieme al presidente della commissione lavoro della Camera, Cesare Damiano di una delle proposte, spiega che consentirebbe anche «un recupero dell’occupazione giovanile»: «Il Paese ne ha bisogno, ne hanno bisogno le imprese». Boeri ha sottolineato che la proposta Damiano-Baretta che consentirebbe di uscire dal lavoro a 62 anni di età e 35 di contributi con una penalizzazione dell’assegno del 2% l'anno fino a un massimo dell'8% sarebbe troppo vantaggiosa per chi dovesse decidere di uscire con costi per la finanza pubblica a regime nel 2030 di 8,5 miliardi (nei primi anni di utilizzo, sempre se tutti coloro che hanno la possibilità decidessero di utilizzarla il costo si aggirerebbe sui 4-5 miliardi). Ancora più costosa sarebbe l'introduzione di «quota 100» (101 per gli autonomi) ovvero la possibilità di uscire con un mix tra età e contributi (minimo 62 anni di età e 35 di contributi). Questo - ha spiegato Boeri - significherebbe il ritorno alle pensioni di anzianità per un costo stimato nel 2019 di 10,6 miliardi. Costi inaccettabili perché «graverebbero sui giovani». Costosa, secondo Boeri anche l’ipotesi di staffetta generazionale mentre è «condivisibile» l’estensione dell’opzione donna anche agli uomini, probabilmente rivedendo sia l’età anagrafica (ora a 57 anni) sia il minimo di contributi necessari ad andare in pensione (ora 35 anni). «Il contributivo - ha detto in Commissione - ci consente flessibilità. Perché non usarlo? Ci sono persone disponibili a prendere una pensione più bassa andando in pensione prima. Le pensioni devono essere più basse. Se si va senza riduzioni dell’assegno si penalizzano le generazioni future». La palla è al governo che, come ha più volte detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, prenderà in mano il dossier per definire le modifiche alla legge Fornero sulla previdenza da inserire nella legge di stabilità per il 2016.