ROMA Continuano i segnali positivi sul fronte occupazione. Ieri l’Inps ha diffuso i nuovi dati elaborati dall’Osservatorio sul precariato: ebbene, nei primi 4 mesi dell’anno c’è stato un crescendo di assunzioni stabili, che ad aprile rappresentavano il 45% del totale dei nuovi rapporti di lavoro (40,93% nel quadrimestre, contro il 35,51% dello stesso periodo del 2014). Un dato qualitativo importante, che per molti costituisce una svolta dopo anni di contratti precari, sempre con l’angoscia del rinnovo-non rinnovo. Ma anche il dato quantitativo è significativo: nel quadrimestre le nuove assunzioni a tempo indeterminato (comprese le stabilizzazioni) sono state 650.897, ovvero 155.547 in più (+31,4%) rispetto ai primi 4 mesi del 2014. Con i 44.817 contratti a termine in più, si arriva ad un’occupazione aggiuntiva complessiva di 188.679 unità. Diminuiscono invece i nuovi contratti di apprendistato (-11.685). Più assunzioni ma anche minori uscite (-79.980 in numero assoluto, -4,2%), cosicché il saldo netto dei rapporti di lavoro nel quadrimestre è pari a 268.667 unità. «Un risultato straordinario, ma non mi posso accontentare, anche se sarebbe sacrosanto per un capo del governo» commenta il premier. Renzi, parlando all’assemblea di Federalimentare, ricorda che negli ultimi 5 anni sono stati persi un milione di posti di lavoro, e assicura: «Non saremo contenti finché non ci sarà un lavoratore in più rispetto all’inizio della crisi. Il Jobs act è solo l’inizio». Qualche ora prima aveva twittato: «Le riforme servono, avanti tutta #lavoltabuona».
Che una spinta alle assunzioni venga dalle misure varate dal governo, lo dimostra il numero dei nuovi contratti che usufruisce della decontribuzione varata con la legge di Stabilità: il 61%. È il Friuli Venezia Giulia la regione che sta assumendo di più in modo stabile: rispetto ai primi quattro mesi dello scorso anno sono stati attivati ben 75,3% contratti fissi in più. Incrementi superiori alla media nazionale, in realtà, ci sono stati in tutto il centro Nord: in Umbria (+59,4%), nelle Marche (+50,6%), nel Piemonte (+48,3%), in Emilia-Romagna (+47,7%), nel Trentino-Alto Adige (+41,1%), in Veneto (+40%), in Liguria (+39,7%), in Sardegna (+38,7%), in Lombardia (+34,8%) e in Toscana (+34,6%).
PRODUZIONE STOP AND GO
Non tutte le notizie sono buone però. Dopo due mesi di aumenti, comunica l’Istat, in aprile la produzione industriale è in flessione: -0,3% su marzo. E questo nonostante ci siano settori, come l’auto letteralmente in volata (+55,9% su aprile 2014, il settimo aumento a due cifre consecutivo). Soffrono invece i comparti del tessile, abbigliamento, pelli e accessori, e metallurgia. Su base annua la produzione industriale resta comunque in leggero aumento (+0,1%). E a maggio - fa sapere il centro studi di Confindustria - ci dovrebbe essere stato un altro piccolo passo avanti, con una crescita della produzione industriale pari allo 0,1%.