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Data: 12/06/2015
Testata giornalistica: Il Sole 24 ore.com
Pensioni, Poletti: la flessibilità in uscita deve essere compatibile con i conti

Il governo è intenzionato ad aprire una discussione sulla flessibilità per l'accesso alla pensione ma non vuole «costruire altro debito», perché «non vuole scaricare altri pesi sulle future generazioni». Lo ha affermato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel corso della presentazione della relazione annuale della Covip.

Poletti: non possiamo costruire altro debito
«È volontà del governo - ha ribadito Poletti - aprire una discussione sulla flessibilità» modificando quindi la legge Fornero sulla previdenza. «Dobbiamo trovare un equilibrio tra la maggiore flessibilità e le compatibilità di finanza pubblica. Non vogliamo scaricare altri pesi sulle future generazioni. Non possiamo costruire altro debito», ha spiegato il ministro, che ha ribadito che l'intervento deve essere «a costo zero per le generazioni future».
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«Affronteremo il tema nella legge di stabilità»
«Affronteremo il tema in legge di stabilità», ha ribadito Poletti, che ha risposto, dunque, indirettamente al presidente dell'Inps, Tito Boeri, che ieri si era detto contrario a qualsiasi intervento che potesse aumentare il debito e quindi scaricarne il peso sulle future generazioni. «Già se ne sono scaricati tanti di pesi», ha affermato il ministro aggiungendo che in ogni caso bisogna vedere «come ripartire il peso» per l'introduzione di elementi di flessibilità, partendo dalla «volontà delle imprese al ricambio generazionale che, quindi, immagino ne sosterranno in parte i costi. Bisogna capire - ha aggiunto - il punto di equilibrio tra l'interesse dei cittadini a uscire dal lavoro e l'onere per la collettività». A chi gli chiedeva se una delle soluzioni potesse essere il ricalcolo della pensione interamente con il sistema contributivo per chi intende uscire prima dal lavoro, Poletti ha così replicato: «È una delle cento ipotesi. Non posso anticipare quello che decideremo tra quattro mesi». .

Boeri (Inps): la flessibilità in uscita può costare 8,5 miliardi
Ieri il presidente dell’Inps Tito Boeri aveva sottolineato che se attuata, l'ipotesi di reintrodurre un meccanismo di flessibilità in uscita per le pensioni basato sul ddl Damiano-Baretta (anticipo a 62 anni invece di 66 contro penalizzazioni, in pratica un trattamento previdenziale ridotto, nell'ordine del 2% ogni anno di anticipo) potrebbe costare alle casse dello Stato una cifra «ingente»: fino a 8,5 miliardi di euro nel picco massimo, nel caso fosse scelto dall'intera platea di italiani con i requisiti.

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