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Data: 13/06/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
La paura sui vagoni - Capotreno ferito, allarme gang latinos. Milano, arrestati i due ventenni stranieri che avevano assalito i ferrovieri col machete. Berlusconi chiede l’intervento dell’esercito. Maroni: «Se serve, bisogna sparare». Salvato il braccio dell’uomo.

MILANO Otto ore in sala operatoria per riattaccare il braccio: «Muove le dita» annunciano i colleghi autorizzati a entrare nella sua stanza d’ospedale. «Potrò ancora abbracciare mia figlia, è la cosa più importante» dice lui, Carlo Di Napoli, il capotreno aggredito giovedì sera da un gruppo di giovani a cui aveva chiesto di esibire il biglietto di viaggio. Due di quei giovani adesso sono in carcere. Accusa: tentato omicidio. Hanno 19 e 20 anni, latino americani entrambi, il più giovane quando è stato fermato aveva con sé un machete insanguinato.
LE POLEMICHE

Il fatto che i medici siano riusciti a salvare l’uso del braccio di Di Napoli non toglie nulla all’orrore di una aggressione feroce, consumata su un treno locale che riportava alcuni visitatori di Expo in centro città. Dall’inizio dell’anno è il quarantesimo episodio di violenza, dicono i sindacati dei ferrovieri, subìto dal personale viaggiante dei treni lombardi. E nel clima reso incandescente dalle polemiche sulla questione dei migranti, c’è chi coglie l’occasione per alzare ulteriormente il tiro.
«Bisogna mettere la polizia sui treni» dice il sempre presente Bobo Maroni «e se il caso bisogna autorizzare gli agenti a sparare». Silvio Berlusconi, in una telefonata preelettorale, sostiene di essere addirittura sotto choc: «Ci vogliono i militari sui convogli. Il governo non sta facendo nulla per la sicurezza». Nelle stazioni della Lombardia all’ora di pranzo ieri per 15 minuti i treni si sono fermati. Sirene, fischietti, piccoli assembramenti ai binari di controllori, capitreno e macchinisti: «Ci dovete proteggere».
I sindacati di polizia provano a gettare un po’ di acqua sul fuoco: «Esasperare i toni non serve a niente e a nessuno. Ma il problema c’è». E comunque ormai il fuoco della polemica divampa, gli inviti a non alimentare le paure cadono nel vuoto. Centrosinistra e centrodestra si rimpallano le accuse. «Maroni se la piglia col governo, ma fu lui, quand’era ministro, a tagliare i fondi per la Polizia ferroviaria». Oggi si conclude una campagna elettorale che dura da più di due mesi, magari tornerà un po’ di calma.
I GRUPPI PERICOLOSI

Gli arrestati si chiamano Jackson Lopez Trivino, ecuadoregno, e José Emilio Martinez, di El Salvador. Sono stati bloccati un’ora dopo l’aggressione nella periferia nord della città, ubriachi, i vestiti ancora lordi di sangue. Martinez, interrogato, ha ammesso di essere stato sul convoglio. Sono affiliati a una delle bande di latinos che - ispirati alle gang ispaniche degli Stati Uniti - proliferano a Milano. La loro si chiama Mara Salvatrucha 13, filiale di una pandilla californiana che l’Fbi considera pericolosa quanto la mafia.
SCORRIBANDE NELLE PERIFERIE

Un paio di anni fa pareva che la polizia avesse fatto piazza pulita dei componenti della Mara Salvatrucha italiana. Ne aveva mandati in carcere 25, e qualcuno aveva sperato che le loro scorribande nel quartiere della Comasina (quello che ai tempi fu il regno di Renato Vallanzasca) potessero finire. Le pandillas invece sono in espansione, farne parte per molti giovani è motivo di vanto, coltivano il mito dell’onore, della vendetta, si sottopongono a riti iniziatici spaventosi.
Il prefetto, assediato dalle richieste di intervento, ha deciso di convocare per lunedì un tavolo per la sicurezza sui treni. L’ennesima emergenza da affrontare in una città che, in questi mesi dell’Esposizione Universale, vorrebbe trovare un po’ di serenità ma che deve fare quotidianamente i conti con le esasperazioni della politica. E in questo quadro, l’unica notizia davvero buona è che il capotreno Di Napoli, sfuggito alla morte perché è riuscito a proteggersi dal giovane che lo voleva colpire al petto col machete, fra qualche giorno potrà uscire dall’ospedale.

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