CHIETI Da solo, senza più la zavorra dei “traditori” e neanche il peso di patti con i partiti. Il sindaco uscente Umberto Di Primio si presenta così sul palco di piazza Vico per l’arringa finale, che ha replicato a seguire in piazzale Marconi. La scelta è quella già collaudata: insieme a lui a prendere il microfono solo candidati semisconosciuti, con l’unica eccezione del sostegno di un pezzo da novanta come il consigliere regionale Mauro Febbo. Tra il pubblico, invece, ci sono l’onorevole Fabrizio Di Stefano, la senatrice Paola Pelino, arrivata da Sulmona, il coordinatore regionale di Forza Italia, Nazario Pagano, il consigliere regionale forzista Lorenzo Sospiri e il coordinatore provinciale dell’Udc, Andrea Buracchio. SUL PALCO VOLTI NUOVI. Ad aprire il comizio è stato Manuel Pantalone, fratello di una candidata e curatore di parte della campagna elettorale del sindaco uscente. Ha parlato poi il segretario cittadino dell’Ncd, Stefano Di Renzo, che dal palco ha urlato il suo monito: «Non abbiamo ancora vinto ma domenica sera li asfalteremo». È stata poi la volta di Grazia Fornarelli, una candidata dell’Udc che si è definita come una «neofita della politica che parla di pancia e con il cuore». Il microfono è poi passato a Serena De Nicola di Fratelli d’Italia. Ad arringare la folla ci ha pensato, alla sua maniera, Febbo, e la chiusura è stata tutta per Di Primio. CONTRO I “TRADITORI”. «Non penso di aver già vinto le elezioni, ma il primo dato uscito chiaramente dalle urne è che la città è andata contro il mare di fango che hanno voluto buttarmi addosso», ha attaccato il sindaco. Il primo affondo è contro i “traditori”: «Faremo in modo che certi personaggi che da troppo tempo saltellano di qua e di là escano finalmente di scena e vengano consegnati a quella che sarà definita come la storia di traditori». L’ATTACCO A FEBO. Contro l’avversario Luigi Febo l’accusa è sempre la stessa: «E’ un candidato telecomandato. Io ho scelto di essere un sindaco fra la gente, che comunica direttamente con i propri cittadini e non di far parlare altri al mio posto. Il centrosinistra è ormai fagocitante: vorrebbe fare dell’Abruzzo una grande periferia di Pescara. Ma noi lo impediremo. Mi hanno accusato di essere campanilista, ebbene dico che sono orgoglioso di esserlo». Quanto alla visita del ministro dei beni culturali, Dario Franceschini, Di Primio ha detto di non essere andato a riceverlo perché «io non vado alle riunioni di partito». I FUTURI OBIETTIVI. Il sindaco ha poi tracciato gli obiettivi del suo futuro mandato nel caso di riconferma: «Continuare a investire sul settore della casa con un’agenzia che si occupi anche di mettere sul mercato le case sfitte». E poi, rivoluzionare la macchina comunale: «Cambieremo tutta la dirigenza del Comune di Chieti, perché c’è bisogno di uno slancio». Il lavoro: «Lotteremo per il lavoro, faremo in modo che chi sta bloccando al Consorzio industriale il progetto In.Te. ne risponda». Infine la cultura, con annessa stoccata polemica: «Sentire parlare di cultura gli avversari… fa sorridere». Ma la prima cosa che Di Primio farà, in caso di vittoria, nei giorni immediatamente dopo il voto, è il giro a ritroso per la città fatto durante la campagna elettorale: «Voglio andare in ogni angolo non per fare propaganda, ma per raccogliere idee e progetti». NIENTE PATTI COI PARTITI. Il sindaco ha detto di avere le mani libere anche dai patti con i partiti della coalizione che lo ha sostenuto. È l’altra faccia della medaglia di quell’essere un “uomo solo al comando” che ha caratterizzato la sua campagna elettorale. Qualcuno avrebbe potuto scambiare la situazione per isolamento politico. Lui risponde che è stata una scelta. Questa volta, a differenza di cinque anni fa, ha detto di aver «avuto la fortuna di non dover fare patti con i partiti». E ha spiegato anche il senso dell’utilizzo del termine “fortuna”: «Senza nessun vincolo e nessun patto, sono libero di agire e di fare quello che ritengo più giusto». LA CHIUSURA. Il comizio di chiusura si è svolto in piazzale Marconi allo Scalo e poi tutti a cena al ristorante Lupo Alberto per l’attesa adunata di due portatori di voti: mister preferenze Giuseppe Giampietro e Liberato Aceto. Tra i due, un tempo molto legati anche elettoralmente, non correva più buon sangue. Ma la vittoria di Di Primio val bene una pace.