CITTÀ DEL VATICANO L'anno scorso Papa Bergoglio, tornando dalla Turchia, reduce da un lungo colloquio con il Patriarca di Costantinopoli, scherzava in volo su uno dei segni più eloquenti delle divisioni dei cristiani: il giorno di Pasqua. «Pensate che non riusciamo a metterci d'accordo nemmeno sulla data della Pasqua, per festeggiare assieme il Cristo risorto. Il tuo Cristo quando risorge? Il mio la prossima settimana. E il tuo?». E' dal 1054, data del grande scisma, che ogni confessione la festeggia a seconda del proprio calendario liturgico. Un puzzle.
IL METROPOLITA HILARION
Poche settimane prima del viaggio in Turchia Francesco ne aveva parlato anche con il metropolita Hilarion, un emissario inviato a Roma dal Patriarca di Mosca, Kyrill. Il dialogo naturalmente è andato avanti dietro le quinte, facilitato dalla battaglia comune per la difesa dei cristiani, dall'ecumenismo del sangue (i martiri perseguitati dall'Isis), e dalla tutela per il creato, altra campagna spirituale che vede dalla stessa parte le confessioni cristiane. Bergoglio ha continuato a lanciare messaggi a Istanbul, ad Atene e a Mosca. Ieri pomeriggio, parlando ai sacerdoti della diocesi di Roma, rispondendo alle loro domande nella basilica di San Giovanni, ha avanzato una proposta importante, benché ancora tutta da definire nei dettagli, ma ugualmente storica: «La Chiesa è disposta a stabilire una data fissa e a rinunciare alla data determinata per la domenica di Pasqua dal primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera».
La speranza è che l'idea possa venire accolta. Ma quali sono i principali ostacoli? Sempre sull'ereo che lo riportava a Roma, Bergoglio confidava che la parte più estrema dell'ortodossia, i teologi più inflessibili e duri, come quelli che, per esempio, che vivono sul Monte Athos, in Grecia, restano irremovibili. «Ma con questi gruppi di conservatori dobbiamo essere rispettosi e non stancarci di dialogare». La data unica della Pasqua è sempre stata un miraggio e va avanti da 50 anni. Era il sogno nel cassetto di Paolo VI, già ai tempi dello storico abbraccio con Atenagora a Gerusalemme. Entrambi sognavano lo stesso giorno per festeggiare assieme la Resurrezione, ma esistevano ancora troppe distanze, troppe diffidenze. Ci provò anche Giovanni Paolo II, e poi ancora Benedetto XVI ma senza troppo successo. Nel frattempo Bergoglio ha rivelato di avere invitato a Roma il patriarca di Costantinopoli, e pioniere dell’ecumenismo ecologico, Bartolomeo, a presentare, il 18 giugno, la sua seconda enciclica, dedicata all’ambiente. «Siamo amici, lui non poteva venire, ma mi ha mandato l’arcivescovo di Pergamo Zizoulas, uno dei più grandi teologi ortodossi». Un segnale di apertura non indifferente. Poi ha augurato il successo dell'imminente «sinodo panortodosso». Ovviamente se mai ci sarà, perché gli attriti tra Mosca Costantinopoli non accennano a diminuire.
LA FIGURA FEMMINILE
Sempre in San Giovanni Bergoglio ha parlato della figura femminile: «Sono contento che qui in prima fila ci siano le donne, perché la Chiesa è donna, è la Chiesa, non il Chiesa, è sposa di Cristo, è madre del santo popolo fedele di Dio. Le donne qui sono immagine e figura della Chiesa della madre, esprimono in modo speciale la collaborazione». E ai «reclami femministi» il Papa risponde: «Maria è molto più importante degli apostoli» .