CHIETI Dopo Di Primio c’è Di Primio. Il sindaco succede a se stesso, stacca di dieci punti il rivale, neutralizza l’effetto Di Paolo e si tuffa in un bagno di folla. «É stata la vittoria della gente contro le logiche di partito», è la sua prima dichiarazione quando, alla una di ieri, attraversa l’utlimo tratto di corso Marrucino verso la sede elettorale. Le luci spente e le finestre chiuse al secondo piano sono il simbolo della sconfitta del centrosinistra. La musica e la felicità al pian terreno, invece, sono il volto del trionfo del centrodestra. Luigi Febo, triste e stanco, quasi sussurra: «Pensavo di prendere di più, la gente non ha capito il mio programma». Così finisce il sogno di un centrosinistra appoggiato da Luciano D’Alfonso, e comincia il Di Primio bis. Dati alla mano il sindaco riconfermato supera il 55%, il rivale si ferma al 44,99. Tra i due ci sono oltre 2.300 voti di differenza, con Umberto Di Primio che supera quota 12.000 più del primo turno, e Febo che non raggiunge le 10.000 preferenze. Se poi guardi nelle sezioni scopri che Di Primio vince ovunque sia a Chieti alta (De Lollis, il suo seggio, 228 a 174) che allo Scalo, San Martino e Brecciarola. Ma il dato politicamente chiave è quello delle sezioni di Sant’Anna, ex regno di Giustizia sociale Bruno Di Paolo, dove il sindaco riconfermato fa segnare un secco 262 contro il 215 di Febo, in un seggio, e 195 a 168 nell’altro. É la prova dell’effetto boomerang sortito dall’apparentamento Febo-Di Paolo. La folla, nel culmine della festa lo urla in piazza. É Mauro Febbo che tiene banco e intona un «Cucù cucù Di Paolo non c’è più». E gli altri, da Alessandro Bevilacqua a Marco D’Ingiullo gli vanno dietro. I cori si susseguono sull’onda dell’entusiasmo. Si uniscono anche Fabrizio Di Stefano e Lorenzo Sospiri: «Chi non salta comunista è» oppure «Ma D’Alfonso dov’è?» e ancora: «Febo stai sereno». Spuntano anche magliette con la scritta «Li abbiamo asfaltati» e qualcuno ironizza: «Spostatevi ché dal secondo piano stanno per buttarsi giù». Dall’ironia al sarcascmo il passo è breve. Ne sa qualcosa Febbo che stoppa la musica, fino a quel momento a tutto volume, e comincia ad elencare nomi su nomi, e ogni volta la gente gli fa la ola. Sono i nomi dei «trombati eccellenti». Il leader cittadino di Forza Italia è caustico contro: Giardinelli, Tavoletta, Ginefra, fino a pronunciare quel Domenico Di Fabrizio, il mister preferenze di cinque anni fa, ora finito nell’oblio. Sono questi, per il centrodestra i cosiddetti «traditori» del sindaco Di Primio che per Febbo, non meritano pietà. Inevitabili a questo punto della festa in piazza gli attimi di screzi tra sopra e sotto, tra la sede elettorale di Febo e il popolo di centrodestra, tra gli sconfitti e i vincitori. Ma la vittoria è netta, non c’è partita. Gli sfottò durano pochi secondi. Il centrosinistra paga errori cominciati da lontano. Spegne le luci e se ne va. Di Primio invece vince una partita doppia contro gli avversari Febo-Di Paolo e contro lo stesso centrodestra che, non dimentichiamolo, gli aveva dato lo stop iniziale invocando le primarie. Ma il sindaco autarchico ha fatto tutto da sé, risalendo come il salmone il fiume della politica, costringendo alla resa la fronda, all’inseguimento fino all’ultimo giorno di campagna elettorale, gli avversari veri, e sfidando ogni logica di partito, compreso il suo, l’Ncd che a Roma si allea con il Pd di Renzi e a Chieti fa vincere il centrodestra. Ko finiscono le vecchie logiche, le strane coppie spurie, nate solo per ragion di Stato, la politica di Machiavelli. Vince invece la caparbietà di un uomo solo che però da oggi non ha cambiali da scontare con nessun partito. É notte fonda quando in piazza Valignani, ancora inondanta di gente, si consuma la scena di queste elezioni maratona: Luigi Febo scende dalla sua sede, passa tra la folla che gli fa spazio, si avvicina a Umberto Di Primio e i due avversari si stringono la mano e si abbracciano con la gente intorno che applaude a scena aperta. É la vittoria anche della lealtà.