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Pescara, 24/11/2024
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Data: 16/06/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Gli invisibili che dormono in stazione. Come Roma e Milano in questi giorni, di notte lo scalo di Pescara centrale si trasforma nella casa dei disperati.

Come a Roma e Milano. Il tunnel della stazione centrale, dopo la pista ciclabile sul lungofiume, le pensiline alle fermate dell’autobus, i palazzi in costruzione, gli androni condominiali, i garage e perfino tra i portici di piazza Salotto. Dormitori di fortuna utilizzati sempre più spesso da clandestini, homeless, senzatetto cronici. Un esercito di invisibili vittime di crisi e marginalità che cercano un riparo discreto in una Pescara che, di notte, si trasforma in un autentico dormitorio a cielo aperto. Poi, prima che la città si svegli, si allontanano velocemente per andare a lavorare, chi ancora un lavoro ce l’ha, o per ricorrere all’assistenza di associazioni come On the Road, operativa sul territorio pescarese attraverso il Centro diurno Train de vie alla stazione ferroviaria centrale: «C’è un numero impressionante di persone - conferma Antonello Salvatore, coordinatore di Train de vie - che vivono un disagio abitativo fortissimo nonostante, magari, lavorino. Poi, però, vanno a dormire nelle proprie auto e il più delle volte, se non riescono a risolvere la loro crisi, rischiano di perdere anche quella. Ci sono poi conoscenti e persone di buon cuore, che mettono a loro disposizione garage e fondaci».
LE FACCE, LE STORIE
I meno fortunati, invece, sono costretti all’addiaccio e sfruttano ogni spazio esistente: «Dai cantieri edili al complesso della Stella maris a Montesilvano - aggiunge Salvatore -. Tutti non luoghi in cui può trovare posto chi non ha una casa». E con l’arrivo della bella stagione anche la spiaggia diventa un luogo di riparo ideale per questi disperati: «Il mare - spiega il coordinatore di Train de vie - rappresenta una grande risorsa per queste persone che, con l’aumento delle temperature, vi passano la notte semplicemente all’addiaccio, oppure i più organizzati utilizzano tende o sacchi a pelo da collocare sulla spiaggia libera. Una soluzione, questa, che tra l’altro depotenzia l’attenzione esistente sulle costruzioni, dove la presenza di senza fissa dimora genera maggiore allarme sociale».
Ma il luogo privilegiato di permanenza notturna dei senza fissa dimora, resta sempre la stazione di Pescara centrale con l’annessa area di risulta. Qui sono centinaia le persone distese una accanto all’altra, che trovano riparo lungo le mura esterne delle scalo ferroviario o coperti da pochi alberi vicino terminal bus. Ma non vengono lasciati soli, a seguirli c’è l'unità di strada composta da due operatrici di prossimità di Train de vie, Matilde Somma e Luana Lamelza, e da cinque volontari della Croce rossa italiana di Spoltore, Gabriella Pompa, Franco Probi, Carla Morello, Tea Fornaro, Emilio Bruni e Andrea Palazzi, accompagnati dai medici Valerio Cecinati e Giuseppe Lauriti: «La maggior parte di questi senza fissa dimora - racconta Matilde Somma - è irregolare e noi li aiutiamo ad accedere comunque a visite specialistiche o ad avere delle medicine».
È un giovedì sera, quando Il Messaggero li segue nel loro settimanale servizio di assistenza, che li vede interagire con i senzatetto partendo inizialmente dalla consegna di un tè, di un succo di frutta o di una merendina: «Ma il nostro compito - descrive Matilde - consiste nell’aiutare questi senza fissa dimora andando oltre il semplice pietismo, proponendogli un’alternativa di vita valida». Intanto, poco più in là, Costantin sta male: è stato investito da un’automobile e ora ha una ferita infetta e rischia di perdere un dito se non un piede intero. I volontari della Croce rossa e i medici lo curano, ma «dovrebbe andare in ospedale - conclude l’operatrice di Train de vie - e non vuole». È tarda notte e non basterebbe una giornata intera per ascoltare le tante storie di ordinaria emarginazione. Pescara, intanto, dorme.

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