TERAMO Il giudice del lavoro ha finalmente fatto chiarezza su una delle vicende giudiziarie che avevano portato ombra sull’operato di Marco Pierangeli in qualità di commissario Ater». Comincia così una nota diffusa ieri dal Nuovo Centrodestra di Teramo, che rende nota la conclusione della causa di lavoro che opponeva l’ingegnere Massimo Marcozzi all’ex vertice dell’ente che gestisce le case popolari. L’Ncd teramano scrive: «Accadeva nel 2009 che Pierangeli, con l’obiettivo di liberare risorse economiche da utilizzare per migliorare i servizi erogati dall’ente di cui era commissario, stabilisse un termine all’incarico dirigenziale temporaneo conferito dal cda dell’Ater all’ingegner Marcozzi, ricollocando il dipendente in pianta organica con l’originaria qualifica di funzionario, con un risparmio di circa 60.000 euro l’anno per l’Ente. Il funzionario, ritenendo illegittimo tale provvedimento, ricorreva al giudice del lavoro chiedendo il reintegro nella posizione dirigenziale ed un risarcimento danni (gravante sulle casse dell’ Ater) e denunciava inoltre il commissario per abuso d’ufficio. Dopo l’archiviazione del caso da parte del giudice penale, anche il giudice del lavoro, rigettando il ricorso dell’ingegnere, ha restituito piena legittimità al provvedimento di Pierangeli, un atto che anticipava quelle che di lì a poco sarebbero state le decisioni governative in termini di spending review ed efficienza». Secondo l’Ncd è stata «una lungimiranza, quella dell’ex commissario, evidentemente non compresa da quanti strumentalizzarono politicamente la questione e si fecero garanti, senza la minima cognizione dei fatti, dell’illegittimità dei provvedimenti di Pierangeli, spingendo addirittura le loro posizioni in seno al consiglio regionale d’Abruzzo e sottoponendo deliberatamente ed ingiustamente alla gogna mediatica chi, nel pieno rispetto delle regole, aveva semplicemente operato per il bene della collettività». La vicenda di Massimo Marcozzi, dipendente del Comune di Teramo portato all’Ater nel 2004 dall’allora commissario Lino Silvino, e nominato dirigente senza concorso, è costata anche un’indagine per abuso d’ufficio allo stesso Silvino, che nel 2013, poco prima della sua morte, in sede di udienza preliminare è stato prosciolto dal gup Giovanni de Rensis per intervenuta prescrizione. In quel caso era stato Pierangeli a denunciare il fatto con un esposto alla Corte dei conti.