La voce critica del partito tira le somme «Il processo di rinnovamento deve cominciare subito»
«Quando piove, piove per tutti. Dare la colpa della grave batosta presa a Chieti dal Pd ed alleati, all'astensionismo significa auto assolversi dalle proprie responsabilità. L'analisi del voto è una cosa molto seria e va fatta collegialmente, riunendo quanto prima la direzione cittadina del Pd magari aperta anche ai rappresentanti delle liste che hanno appoggiato Luigi Febo, anche per evitare semplificazioni. Per dare un primo contributo, cominciamoci a chiedere se la lista presentata dal Pd, peraltro senza la definitiva approvazione ella direzione cittadina, sia stata competitiva. Il Pd è il primo partito a livello nazionale, dove governa. Lo è diventato anche Chieti. Chiedo, risultati alla mano: è competitiva una lista di partito, non civica, dove su 32 candidature ben 5 hanno preso meno di 50 voti, 5 meno di 100, 7 meno di 150, 3 meno di 200 e solo 8 più di 200, 3 più di 300 ed una sola, quella del giovane e promettente Alessandro Marzoli, 449? Evidentemente, no. Anche in tutte le altre liste ci sono state candidature di bandiera, molte delle quali hanno preso zero voti e, francamente, queste candidature non riesco proprio a capirle. Forse sarebbe stato il caso di chiedere, più che fare tante liste di sostegno, ai candidati di maggiore peso elettorale, di candidarsi, da indipendenti, nella lista del Pd rendendola più forte, autorevole e rappresentativa. In alcuni altri commenti, è stato detto che il Pd non è stato capace di trasmettere a tutta la città le sue proposte e questo è un problema reale, visto che Di Primio ha vinto sia sul colle che in vallata in maniera abbastanza netta. I temi del nuovo ospedale, le vicende del San Giovanni Battista, del rilancio della biblioteca “De Meis” ecc. pur registrando pesanti responsabilità delle destre a livello locale e regionale, sono stati cinicamente cavalcati da Di Primio che è riuscito a far prevalere, su alcuni di essi, vecchie logiche campanilistiche su presunte interferenze di “pescaresi”. Forse, alla destra teatina, autarchica, la completa assenza sulle problematiche cittadine di un ex assessore regionale di Chieti e dell'ex Presidente della Giunta Gianni Chiodi, ha fatto anche piacere, nella logica della chiusura più campanilista della nostra città. Ma è mia opinione che anche altri siano stati i motivi della riconferma di Di Primio e sono di carattere nazionale perché, onestamente, penso che Luigi Febo ce l'abbia messa davvero tutta per ribaltare il risultato negativo del primo turno, con una campagna elettorale generosa, molto attiva ed impegnata sui temi concreti della città. Quando a livello nazionale vengono votati provvedimenti quali il jobs-act e l'Italicum, ai pensionati vengono restituite le briciole di quanto dovuto, beffardamente definito “bonus”, si porta avanti una cosiddetta riforma della scuola che vede contro, per la prima volta insieme, tutti i sindacati di categoria e confederali, bisogna mettere nel conto che anche a livello locale si potrebbero pagare prezzi elevati. Inoltre, c'è da aprire una franca discussione sulle alleanze. Evidentemente, quella con Di Paolo non ha pagato, creando anche malumori tra i militnti ed elettori di una sinistra più radicale che ha disertato in massa le urne. Infine, il M5S. A Chieti non ha avuto i risultati di altre città dove si è votato. Ma, dopo Parma, Livorno, Genova e Venezia, penso che nei fatti si stia delineando, al di là delle tante chiacchiere di Grillo, Di Maio, Di Battista ed altri, una propensione allo scambio di favori, anche se non ufficialmente dichiarato. Tornando alle questioni locali, poiché i risultati sono chiari, credo che sarebbe opportuno anche iniziare un lavoro di ricostruzione del partito. Come è stato fatto recentemente in Inghilterra dopo la sconfitta elettorale dei laburisti, apprezzerei le dimissioni del gruppo dirigente cittadino più ristretto per cominciare da subito a mettere in moto un processo capace di portare alla vittoria, nel 2020 o forse anche prima, le forze dl rinnovamento democratico e progressista che operano in città». Giustino Zulli (ex segretario regionale Cgil)