Possono i fringuelli alpini o le orchidee frenare lo sviluppo di un intero comprensorio turistico? Per gli operatori del Gran Sasso sì, almeno a stare ai racconti delle incredibili motivazioni addotte da alcuni tecnici per frenare un’opera strategica come la sostituzione della seggiovia delle Fontari. Ieri un paio di titolari di strutture ricettive (Roberto e Fabrizio Bellassai e Ada Fiordigigli) hanno lanciato l’ennesimo grido d’allarme. Il progetto da 9,5 milioni per sostituire l’impianto delle Fontari rischia di non vedere la luce in tempi brevi perché manca una serie di autorizzazioni. La più curiosa è quella di un funzionario del Parco del Gran Sasso, in controtendenza rispetto al parare positivo dell’ente: l’opera disturberebbe una famiglia di fringuelli alpini. Ma c’è anche, a detta degli operatori, un caso nel caso. È quello che investe il Comune. Da un lato il sindaco si sbraccia e si agita per gridare alla collettività l’importanza di investire sul Gran Sasso; dall’altro ci sono dirigenti che bloccano da tempo le autorizzazioni.
LA REPLICA
Il Parco ha fornito la propria versione, affidata a una nota del presidente Arturo Diaconale che si è detto amareggiato per le accuse «strumentali» di «immobilismo, integralismo e incapacità gestionali». Il Parco, ha assicurato, licenzierà il proprio piano entro giugno, dopo anni di attesa. «A quel punto confidiamo nella celerità della Regione» ha aggiunto il presidente. Quanto alle Fontari è stato sottolineato il parere favorevole al progetto emesso il 29 maggio. Sulle criticate «norme di salvaguardia» Diaconale ha ricordato che il Parco è tenuto per legge alla tutela dell’ambiente. In sintesi, insomma, l’ente sostiene che «non può che essere favorevole allo sviluppo del Gran Sasso, al tal punto che ha progettato e portato a realizzazione due aree faunistiche che daranno inedite opportunità».
LE TAPPE
Ci sono due operatori che si contendono l’aggiudicazione dei lavori di sostituzione della seggiovia delle Fontari: Leitner e Doppelmayr. I fondi a disposizione sono i 9,5 milioni stanziati dal Cipe. L’impianto consentirebbe di allungare il tracciato della pista e soprattutto di aumentare le presenze. Mancano, però, alcuni passaggi fondamentali: la valutazione di impatto ambientale da parte della Regione; la procedura di valutazione di incidenza ambientale da parte del Comune; il successivo nulla osta del Parco.
IL SUMMIT
«Non ci sono impedimenti importanti, ma solo motivazioni ridicole - ha detto la Fiordigigli -. Se gli enti non vogliono fare nulla lo dicessero chiaramente, andremo a casa noi e le duecento persone dell’indotto». Gli operatori hanno convocato gli enti per il 25 giugno alle 17 all’hotel Castello. A corollario di tutto ciò c’è un’altra singolare vicenda. Il «parco avventura» che dovrebbe sorgere a ridosso della Villetta, attrezzato con funi, chioschi, percorsi per bambini, finanziato con fondi europei, è al palo da molti anni. L’ultima autorizzazione richiesta? La georeferenziazione dell’orchidea in quell’area.