«Se vuoi che ti affidiamo il lavori mi devi pagare». Sono più o meno queste le parole che il titolare di una ditta di manutenzione stradale, che si occupa in particolare di spazzaneve, si sarebbe sentito rivolgere, in più di un’occasione, da un dirigente del compartimento abruzzese dell’Anas. Somme di non poco conto visto che nel corso di un paio di anni l’imprenditore avrebbe versato al dirigente dell’Anas – che nel frattempo è stato trasferito altrove – circa ottomila euro. Una situazione diventata per lui insostenibile e dopo qualche tempo ha deciso di denunciare l’accaduto. E’ quindi partita l’inchiesta penale e nei giorni scorsi il dirigente dell’Anas ha ricevuto l’avviso so di conclusione delle indagini – un atto che di solito prelude alla richiesta di rinvio a giudizio – firmato dal sostituto procuratore Stefano Giovagnoni che lo accusa di concussione. I fatti oggetto dell’indagine, e di un probabile processo che potrebbe tenersi a breve, sono avvenuti diverso tempo fa, tra il 2008 e il 2009, ma l’inchiesta ha avuto una gestazione complicata. L’imprenditore si sarebbe deciso a denunciare la concussione solo nel 2010 e inizialmente dell’inchiesta si stava occupando la procura dell’Aquila, dove ha sede il compartimento Anas per l’Abruzzo. Sucessivamente è stato però accertato che la prima richiesta di denaro sarebbe avvenuta nel Teramano, per cui le carte sono state trasferite per competenza territoriale alla procura di Teramo e l’inchiesta è ricominciata da capo per arrivare a conclusione solo in questi giorni. Il titolare della ditta e il dirigente dell’Anas si sarebbero incontrati in diverse occasioni, una del quali in un locale pubblico di Pineto. Ogni volta – stando alla denuncia dell’uomo e alle risultanze dell’inchiesta – il dirigente dell’Anas chiedeva dei soldi per affidare alla ditta l’incarico di rimozione della neve dalle strade. Oltre a quello di Pineto un altro incontro sarebbe avvenuto a Città Sant’Angelo,e altri in località diverse, e sempre l’imprenditore si presentava ai colloqui, ai quali sarebbe seguito il pagamento della mazzetta, in compagnia della fidanzata, in modo da avere un testimone che potesse riferire quello che stava accadendo. Ed è stata forse la presenza della donna a rendere più credibili le accuse dell’imprenditore, ma al momento non è dato sapere se la procura si sia avvalsa anche di altri mezzi di prova per formalizzare l’accusa di concussione nei confronti del dirigente dell’azienda stradale. Se, come appare molto probabile, ci sarà la richiesta di rinvio a giudizio, sarà poi il gup a dare una prima valutazione degli elementi raccolti dalla procura a sostegno delle accuse.