ROMA Scuola, avanti tutta, a costo di mettere la fiducia. Ma anche riforme costituzionali e nuova Rai. «Sono determinatissimo, vado avanti come un treno», il concetto espresso da Matteo Renzi alla decina scarsa di esponenti convocati a palazzo Chigi per fare il punto sui tempi, deciso ad accelerare per dare una sterzata forte entro agosto. Perché: «O si fanno le cose, o si torna a votare». Al summit c’erano i capigruppo del Pd, Rosato e Martini (quest’ultimo in sostituzione di Zanda); i responsabili scuola, Faraone e Marcucci; la relatrice al Senato, Puglisi; la ministra Giannini e la ministra Boschi. Tutto si sposta a martedì, quando a palazzo Madama riprenderà l’iter della riforma. Per quel giorno, il governo ha deciso di presentarsi con un maxi-emendamento che recepisca alcuni dei rilievi mossi dalle opposizioni, dalle minoranze interne del Pd e dal mondo della scuola. «Noi intendiamo andare avanti, procedere alla riforma entro l’estate in modo da garantire un ordinato inizio del nuovo anno scolastico, comprese le assunzioni dei precari nel contesto della riforma», ha spiegato al termine Ettore Rosato. Quanto all’ipotesi fiducia, «dipenderà dall’atteggiamento delle opposizioni».
MAXIEMENDAMENTO
L’idea è che il maxi-emendamento venga presentato non dal governo ma dai relatori, sarà aperto alle modifiche e conterrà le proposte ritenute accettabili e costruttive, su due punti in particolare, il ruolo dei presidi e la valutazione dei docenti. L’obiettivo è di far approvare il provvedimento dal Senato entro venerdì della prossima settimana, quindi rapido passaggio alla Camera per il sì definitivo entro i primissimi di luglio. Stando alle premesse, dalla fiducia difficilmente si potrà prescindere. Il M5S già ha annunciato che manterrà «solo» 680 emendamenti, «visto che il testo consta di 25 articoli, non ci pare un numero esorbitante, non cediamo ai ricatti del governo», l’opinione della pentastellata Montevecchi. Stessa cosa si appresta a fare Sel, per cui dei 3 mila emendamenti che c’erano prima, pochi saranno scremanti.
Né il governo accede all’ipotesi di stralciare dal provvedimento la questione dei 100 mila precari da assumere. «E’ una questione inerente e collegata strettamente alla riforma, senza di questa entrerebbero in ruolo solo 33 mila precari, i restanti non saprebbero cosa fare», ha spiegato Andrea Marcucci. Il ricorso alla fiducia, con queste premesse, appare scontato, anche se la Buona scuola non si presenta più come un provvedimento ”prendere o lasciare”, è meno blindato, più passibile di modifiche.
La riforma Rai è prevista nella prima settimana di luglio, in Commissione, e Renzi conta di approvarla in una settimana al massimo. Poi toccherà alle riforme costituzionali. E non è meno stringata la road map sul nuovo Senato. Renzi vuole assolutamente che la riforma costituzionale abbia il sì definitivo entro Natale per poter celebrare il referendum confirmativo a primavera 2016: insieme al voto nelle grandi città per i sindaci. Magari anche a Roma.