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Data: 20/06/2015
Testata giornalistica: Agea
L’Aquila. Gran Sasso: è bagarre sul futuro del distretto montano

“Si’ agli impianti, lasciare tutto com’e’ vuol dire abbandonare il Gran Sasso”. A prendere posizione nel dibattito sulle sorti del turismo sulla montagna aquilana e del destino del Centro Turistico del Gran Sasso sono il seretario generale provinciale della Filt-Cgil L’Aquila, Domenico Fontana e il segretario generale provinciale Cgil L’Aquila, Umberto Trasatti. “La nostra montagna, mai adeguatamente valorizzata – scrivono i sindacalisti in una nota congiunta – dovrebbe essere e potrebbe essere il principale volano della valorizzazione turistica del territorio. Del resto a tali conclusioni giungeva lo studio Coordinato dall’Ocse, che ci ha visto tra i soggetti promotori. Uno studio – ricordano – che invitava e invita ad un miglioramento della ‘dotazione infrastrutturale per contribuire ad accrescere l’uso delle risorse naturali’. E’ evidente – osserva la Cgil – che il turismo montano moderno non si esaurisce al solo sfruttamento delle potenzialita’ sciistiche, ma potenzialmente potrebbe avere una durata annuale. Certo questa non e’ la condizione oggi della montagna aquilana. Le ragioni sono molteplici e nessuno dei portatori di interesse puo’ sentirsi escluso da una qualche responsabilita’. Venendo pero’ al dibattito odierno molto piu’ modesto, cioe’ Fontari si’ o Fontari no, noi siamo per dire senza mezzi termini ‘Fontari si”. Lo diciamo – spiegano Fontana e Trasatti – poiche’ la sostituzione dell’impianto e’ una evidente necessita’ tecnica, ed alle questioni tecniche non si possono dare risposte ideologiche. Diciamo Fontari si’ per mantenere un filo di speranza circa il futuro turistico del Gran Sasso, per cercare di poter almeno salvaguardare l’esistente e provare a immaginare un rilancio, che come ovvio deve passare per il rispetto delle specificita’ ambientali del luogo, che pero’ non possono essere l’alibi per lasciare tutto com’e’. Il tutto com’e’ non ci piace e certo non e’ ne’ bello ne’ rispettoso dell’ambiente. Il tutto com’e’ – si legge nella nota – si concretizza nell’archeologia industriale della Fossa di Paganica, rispetto alla quale nessuno mai ha mostrato indignazione o disgusto, il tutto com’e’ rappresenta l’abbandono di Monte Cristo, il tutto com’e’ rappresenta il fallimento del Centro Turistico del Gran Sasso, del suo patrimonio immobiliare, la disperazione dei suoi dipendenti e di tutti gli operatori economici che della montagna vivono. Insomma il problema della nostra montagna non e’ certo l’antropizzazione dei luoghi piuttosto il loro abbandono. E’ risolutiva di tanti fallimenti la sostituzione delle Fontari? Certamente no. Si decida e si faccia presto. Si decida al di la’ degli steccati ideologici quale strada intraprendere, noi siamo e vogliamo essere interlocutori. Lo si faccia – concludono i due segretari della Cgil – per il bene della nostra citta’, che certo non acquista lustro dall’attuale condizione in cui tiene la sua principale risorsa”.
“Il Parco nazionale Gran Sasso Monti della Laga esercita, oramai, un’azione di freno, e non di incentivo, allo sviluppo turistico e socio economico del comprensorio montano del Gran Sasso”. L’accusa arriva dai consiglieri comunali dell’Aquila di opposizione Emanuele Imprudente, Giorgio De Matteis, Luigi D’Eramo, Daniele Ferella, tutti del gruppo ‘L’Aquila Citta’ Aperta’. “Quella che rappresenta, dunque, a tutti gli effetti, una risorsa che potrebbe diventare formidabile per la crescita del territorio, viene cosi’ penalizzata da una politica miope e inadeguata che, il piu’ delle volte – affermano i consiglieri in una nota congiunta – vede nell’ente Parco un freno. E’ ora di dire basta a scelte che sono, sempre piu’ spesso, ostative per lo sviluppo del Gran Sasso e che, oltretutto, applicano la regola dei due pesi e delle due misure rispetto al versante teramano. Al vertice dell’ente, in vent’anni – rilevano gli esponenti politici – non c’e’ mai stato un aquilano. E’ giunto il momento di nominare un presidente che sia espressione del nostro territorio e che, come tale, sia in grado di comprendere, di governare e di gestire le problematiche presenti, individuando strategie di crescita e di sviluppo che, valorizzando l’ambiente montano e creando un’adeguata infrastrutturazione, creino promozione turistica e ritorni economici e occupazionali. Un presidente, inoltre, che sappia dialogare con gli enti locali e con le comunita’ e i loro organismi rappresentativi, senza chiusure a riccio e atteggiamenti autoreferenziali. Se, viceversa – annunciano infine i quattro consiglieri – il Parco continuera’ a perseguire le politiche attuali e se, ancora una volta, i suoi vertici non saranno espressione reale del comprensorio, proponiamo formalmente, come gruppo L’Aquila Citta’ Aperta, che il Comune dell’Aquila esca dal Parco, inviando un segnale forte e concreto di discontinuita’ e di dissenso rispetto a scelte che mortificano la nostra montagna e penalizzano il territorio”.

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