Si fanno tante chiacchiere nei mille convegni che si tengono ogni anno in Abruzzo sul turismo, ma poi i fatti si fanno altrove, senza interpellare nessuno che viva e operi da queste parti. Esempio: come abbiamo documentato ieri, le Frecce Bianche che percorrono l’Adriatico da nord a sud portando al mare migliaia di turisti, fanno un sacco di fermate in Romagna, altrettante nelle Marche, ma solo una misera sosta in Abruzzo in quel di Pescara, per poi fermarsi nuovamente a Termoli (il Molise ha lo stesso trattamento, nonostante una costa molto più corta e meno abitata) e finire quindi in Puglia con un numero interminabile di stazioni, praticamente una ogni campanile. Trenitalia con le Frecce ignora bellamente tutta la costa teramana e tutta la costa dei Trabocchi, Vasto inclusa. E la colpa non è dell’azienda di Stato. E’ di una politica locale incapace di far valere le ragioni di un territorio già fortemente penalizzato dal fatto di essere collegato con Roma da una specie di treno per Yuma, una vergognosa tradotta che impiega più di quattro ore per percorrere un tratto che in un Paese civile sarebbe coperto in un’oretta e mezzo al massimo. L’Abruzzo avrebbe diritto a un risarcimento e spenderlo sulla costa, almeno nella stagione turistica, non costerebbe un euro alle Ferrovie dello Stato. La verità è che in queste partite l’Abruzzo è solo un’espressione geografica, saltata a piè pari da tutti i grandi collegamenti via rotaia o via aereo. E così un’altra stagione turistica se ne sta andando a ramengo, tra collegamenti insufficienti, fiumi che scaricano a mare un mucchio di schifezze e grandi progetti che non vedono mai la luce, tipo la ciclabile nell’ex ferrovia sulla costa dei Trabocchi. I nostri stessi imprenditori turistici, tipo il gruppo Maresca-Bluserena, ormai investono in Puglia, perché qui non c’è più trippa per gatti. E chi resta nella Regione Verde ne assume in pieno il colore: verde, appunto, ma di rabbia. Buona domenica a tutti.