L'AQUILA - “Nella Regione facile e veloce del presidente Luciano D’Alfonso, invece di accorciarsi la filiera delle decisioni si allunga e si introducono figure superflue come quelle dei vice direttori che complicano la prassi decisionale”.
A denunciarlo ad AbruzzoWeb è Carmine Ranieri, segretario regionale della Cgil Funzione pubblica, riferendosi all’imminente introduzione delle figure dei vice direttori nella macchina regionale fuoriuscita dalla riforma dell’agosto 2014, ancora incompiuta, e con 84 posizioni dirigenziali ancora da assegnare.
Figure, quelle dei vicedirettori, che per Ranieri che "potrebbero anche portare a un aggravio di costi, e che poco c’entrano con il modello dipartimentale, che ha come peculiarità quello di rendere le decisioni più veloci e la macchina più elastica".
I vice direttori sono previsti in un articolo della cosiddetta "legge Omnibus", ma già sono menzionati esplicitamente nella delibera di Giunta approvata a maggio che ha ridisegnato i servizi e le articolazioni interne dei sette nuovi dipartimenti.
“Come sindacato siamo convinti che la struttura regionale andasse riformata radicalmente - spiega in premessa Ranieri - perché non era orientata al raggiungimento degli obiettivi, ma al mero espletamento della pratica burocratica”.
E aggiunge che “abbiamo approvato anche l’introduzione della figura del direttore generale, perché in effetti serviva un direttore d’orchestra, era necessario superare una situazione in cui le direzioni non dialogavano, ed erano come tante piccole Regioni isolate e a se stanti”.
Detto questo, però, a conti fatti, “invece di accorciarsi la catena si è allungata di ben due anelli: quello del direttore generale e quello del vice direttore vicario”.
Ovvero si avranno, a breve, un direttore generale, un capodipartimento, un vice direttore, un dirigente caposervizio, un responsabile d’ufficio e infine gli impiegati. Con il regime precedenti, invece, c'erano solo un direttore, un dirigente caposervizio e un responsabile d’ufficio prima di arrivare agli impiegati.
E dunque deduce Ranieri alla luce di ciò, “più è lunga la catena, più le decisioni sono lente e complesse, non si sfugge”.
In altri termini, sotto il profilo di tecnica amministrativa, in un sistema dipartimentale non c’è spazio per il vice direttore, in quanto in questo modello si accentua all’ennesima potenza la polarità tra programmazione e indirizzo da una parte, assegnata al capo dipartimento e dall’altra parte la gestione, che compete a ciascun dirigente, che fa macinare pratiche negli uffici di sua competenza.
C’è anche un rischio di aumenti di costi per il personale, secondo la visione della Cgil. “La legge Omnibus dice, a scanso di equivoci, che non spettano ‘compensi aggiuntivi per lo svolgimento delle funzioni’, ma potrebbero verificarsi anche ricorsi al giudice del lavoro”.
Il contratto dei dipendenti pubblici prevede, infatti, che il trattamento economico sia parametrato alla posizione. Se un dirigente ha la funzione vicaria ha si presume maggiori responsabilità, e anche un carico di lavoro maggiore.