L’affaccio sulla vallata è da urlo e il ministro Dario Franceschini lo immortala con l’iPhone: «Visto che bello? Potevamo farlo qui il convegno» scherza sulla «terrazza» del monastero di Santo Spirito di Ocre mentre, alla spicciolata, gli si fanno sotto il sindaco Massimo Cialente, il deus ex machina dell’evento, Giovanni Lolli, e la senatrice Stefania Pezzopane. Si parla di turismo oggi in questo convento che ormai ospita sposalizi da tutta Italia e delizia i palati più sopraffini grazie a Marcello Spadone, «uno dei migliori venti chef d’Italia» come dice Lolli. Si parla di turismo, è vero, di come creare una «rete degli Appennini», ma è chiaro che la presenza del ministro stuzzica le istanze più disparate.
LE RICHIESTE E così Cialente e la Pezzopane gli somministrano la questione del taglio dei fondi al Tsa, ai «Cantieri dell’Immaginario»; c’è la sovrintendente Alessandra Vittorini che lo ragguaglia su alcune recenti iniziative; alcuni giovani lo incalzano su progetti da portare avanti; c’è persino chi è venuto dalla Valle del Salto e gli regala un libro sulla storia di quel territorio. Franceschini ascolta tutti pazientemente, chiede sintesi efficaci («Devo prendere un aereo») e memorandum via mail. Si fa giusto in tempo a domandargli della ricostruzione, prima che si infili nella splendida sala affrescata che ospita il dibattito: «All’Aquila si sta lavorando, è difficile, ci vorrà tempo, ma i cantieri sono aperti. Nel mio settore stiamo lavorando per un piano complessivo sulla città, per questo abbiamo unificato in un’unica Sovrintendenza tutte le competenze, con una norma apposita».
LE IDEE Il turismo, dunque. L’idea di fondo che sostiene il Ministro è quella già espressa parlando di Expo: «Dobbiamo fare in modo che i turisti non vadano solo a Roma, Firenze o Venezia. Sull’Appennino si può lavorare su itinerari fantastici». Più tardi, nei venti minuti di intervento durante il dibattito aperto da Lolli e stuzzicato dal sociologo Aldo Bonomi (hanno partecipato amministratori di Lazio e Molise), Franceschini approfondisce il concetto: «Stiamo facendo un lavoro per valorizzare l’Italia come grande museo diffuso e sostenibile e gli Appennini in questo sono una grande risorsa». In concreto il ministro pensa a intercettare i grandi flussi che si svilupperanno nei prossimi anni (500 milioni di persone solo dalla Cina entro 4 anni) attraverso la diffusione della presenza turistica su tutto il territorio. Come? Ad esempio con i progetti «Percorsi» e «VenTo»: cammini religiosi (Santo Spirito sta lungo quello francescano dalla Verna in Toscana a Monte Sant’Angelo in Puglia), grandi piste ciclabili, recupero delle ferrovie, delle strade dismesse e delle case cantoniere, dei caselli, dei fari, beni demaniali da mettere a disposizione di imprese e cooperative giovanili. «L’Appennino sta pienamente in questa discorso» ha concluso Franceschini.