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Pescara, 24/11/2024
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Data: 24/06/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Licenziato per il congedo, operaio Sevel reintegrato. Dai controlli di rado accudiva la madre malata, ma andava da lei di notte. Il difensore Manzi: «L’azienda colpisce indiscriminatamente i suoi dipendenti»

ATESSA Dovrà essere reintegrato al lavoro F.S., 59 anni, licenziato dalla Sevel nel luglio del 2012. Lo ha deciso ieri il giudice Massimo Canosa che ha ribaltato e annullato il provvedimento del giudice unico del lavoro emesso nel giugno del 2014. Il dipendente Sevel, che dopo il licenziamento si era trovato in una condizione di estrema gravità con un mutuo sulle spalle, la madre gravemente malata e la moglie disoccupata, aveva fruito nell’ottobre del 2012 di una domanda di congedo straordinario di due anni per assistere l’anziana madre. Dal 1° ottobre di quell’anno l’uomo ha quindi smesso di lavorare assistendo la madre di notte dato che il giorno la donna era accudita da due badanti e un fratello. Nel giugno 2013 l’azienda ha disposto due settimane di controllo ricorrendo a investigatori privati che hanno accertato che dalle 8 alle 20 il lavoratore era andato solo saltuariamente dal genitore. L’uomo si è da subito difeso dicendo di assistere la madre di notte dal momento che, avendo svolto il turno di notte per sei anni in Sevel, era abituato a quegli orari. L’anziana, proprio a causa della sua grave malattia (Alzheimer), ha subìto un pesante sconvolgimento del ritmo sonno-veglia e passa le notti insonne. In passato era anche uscita di casa: di qui la necessità per i congiunti di assisterla 24 ore su 24. A sostegno della sua difesa il dipendente ha portato in aula la testimonianza di un netturbino che, passando all’alba, lo incontrava regolarmente, e quella delle badanti e del fratello. In sede cautelare il giudice del lavoro aveva ritenuto legittimo il licenziamento, riconoscendo al lavoratore la sola tutela risarcitoria, ovvero 15 mensilità di retribuzione. Il giudice Canosa, invece, ha deciso ieri per l’annullamento del licenziamento, la reintegra sul posto di lavoro, l’indennità risarcitoria di 12 mesi di stipendio con i contribuiti previdenziali e assistenziali dal giorno del licenziamento e il pagamento da parte di Sevel delle spese processuali per entrambe le fasi di giudizio (circa 9mila euro). «La giustizia, ancora una volta», commenta l’avvocato dell’uomo, Angelo Manzi, del foro di Lanciano, «ha dimostrato di sapere discernere tra chi abusa del diritto ai permessi o ai congedi e chi, invece, ne ha fatto un uso corretto e consapevole. Ciò a differenza della Sevel che, ancora una volta, si è dimostrata incapace di distinguere il bene dal male, colpendo indiscriminatamente i suoi dipendenti». Sul dipendente incombe anche un procedimento penale per truffa ai danni dello Stato.

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