VASTO Questa volta l’indignazione non ha colore politico. Sia i politici del centrodestra che quelli del centrosinistra sono d’accordo: una città turistica come Vasto ha diritto ad un servizio ferroviario adeguato. Dopo il sit-in fatto in stazione dagli amministratori di Vasto e San Salvo, il deputato del Pd, Maria Amat,o ha inviato un’interrogazione al ministro delle Infrastrutture e trasporti e a quello delle Finanze chiedendo loro quali misure intendano attuare per contrastare la politica di mercato di Trenitalia non applicabile ad un servizio di pubblica utilità. «È necessario indurre l’azienda a rivedere la pianificazione e la scelta di esclusione della stazione Vasto-San Salvo per la fermata dei treni Frecciabianca», scrive Maria Amato. La parlamentare vastese del Pd chiede di sapere quali sinergie ritengano di mettere in campo con Trenitalia e la Regione per implementare il contributo della rete ferroviaria nelle infrastrutture dell’area vastese, considerato che l’intera rete d’infrastrutture abruzzesi, stradale e ferroviaria, appare gravemente compromessa sia in termini di bassa qualità dei servizi (e conseguenti disagi per gli utenti) sia in termini di sicurezza e incolumità dei cittadini. «Vorrei anche sapere quali misure reputino opportuno adottare per consentire una programmazione di risorse per la realizzazione di progetti diretti alla riqualificazione e all’ammodernamento della tratta ferroviaria abruzzese, anche sotto il profilo della sicurezza e in considerazione della più ampia programmazione europea nell’ambito della realizzazione delle grandi reti infrastrutturali ferroviarie», annota il deputato del Pd. La stazione ferroviaria di Vasto-San Salvo serve un territorio con una popolazione di oltre 100.000 abitanti che incrementa di circa il 20 % nell’area costiera durante la stagione estiva. «Lo scalo ha subìto una grave menomazione del servizio di trasporto ferroviario nazionale in seguito alla progressiva riduzione del numero di treni che vi effettuano fermate, determinando un grave disservizio per gli utenti che utilizzano il treno come mezzo di trasporto, con particolare riferimento ai pendolari che si muovono per ragioni di lavoro e di studio», scrive Maria Amato al governo Renzi.