Barbagallo (Uil): «E ora rivendichiamo il maltolto in sede di trattativa»
ROMA Per i dipendenti della pubblica amministrazione si intravede la possibilità del rinnovo del contratto di lavoro bloccato dal 2010. E i sindacati degli statali sono già a lavoro. Prevista una mobilitazione, anche a livello territoriale, per avviare le consultazioni con la base sulla piattaforma nazionale da portare sul tavolo della trattativa. Si parte subito. A luglio sono già previste tre grandi assemblee a cui verranno chiamati a partecipare i delegati eletti a marzo nelle Rsu. «Il governo non ha più alibi. Chiediamo l’apertura immediata della contrattazione. Saranno i lavoratori e le lavoratrici a dire come si possono e si devono rinnovare i contratti», hanno annunciato i rappresentanti di categoria di Cgil, Cisl e Uil. «La decisione della Consulta conferma quanto avevamo previsto: parlamento e governo non possono prolungare ulteriormente un blocco illegittimo». La presa di posizione dei sindacati è condivisa dal presidente della commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano ed esponente della sinistra Dem. «La sentenza sul blocco dei contratti dei dipendenti pubblici andrà attentamente valutata, ma alcune considerazioni si possono già fare» ammette Damiano «adesso si tratta di aprire la contrattazione del pubblico impiego, perché il protrarsi di questa situazione entrerebbe in conflitto con la sentenza. Per questo chiediamo al governo di avviare al più presto il negoziato con i sindacati». Il presidente della commissione Lavoro ha già pronto un piano su cui instaurare un confronto. Per Damiano «oltre al tema del salario, vanno affrontati i problemi che riguardano la professionalità, gli scatti di anzianità e i premi di risultato decentrati che debbono essere autenticamente legati alla produttività delle amministrazioni» . «Non c’è da aspettare un minuto in più degli anni che abbiamo già perso» incita Carmelo Barbagallo segretario della Uil che intravede anche un’altra possibilità «il fatto che il blocco sia stato considerato illegittimo per il passato, non ci impedisce di rivendicare il maltolto in sede di trattativa sindacale». Si vedrà. Intanto, ieri, i sindacati hanno atteso un segnale da parte del governo che è rimasto invece in silenzio. Nessun commento è arrivato da palazzo Chigi neanche via Twitter. La prospettiva di dover riaprire la stagione dei contratti, mettendo mano alle casse dello Stato, è stata presa è evidente con una certa freddezza. Il ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia che nelle scorse settimane, aveva ostentato tranquillità ritenendo che la Consulta non avrebbe bocciato il blocco dei contratti, non ha rilasciato alcuna dichiarazione. Silenzio. «Il governo in realtà farebbe bene a chiamare domani stesso le organizzazioni sindacali di categoria, il rinnovo del contratto di lavoro è un principio sancito dalla legge», così Susanna Camusso leader della Cgil, sindacato che in una nota fa notare «il governo poteva trovare una soluzione politica riaprendo prima la contrattazione, ora dovrà prendere atto del legittimo riconoscimento del diritto per i lavoratori». Le assemblee degli statali dunque partiranno a giorni in tutta Italia. Il rischio è che ulteriori rinvii o soluzioni parziali possono far alzare il livello di tensione. In mancanza dell’apertura di un tavolo di discussione, potrebbe esserci una “saldatura” tra le proteste degli statali sul contratto e quelle che ancora animano le piazze italiane contro il ddl Buona Scuola i cui contorni sono ancora poco chiari. Nessuno, tra i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil dice che avrebbe voluto arrivare al punto che fossero i magistrati a dover obbligare il governo a trattare con i lavoratori. Ora i dipendenti pubblici attendono di essere chiamati a discutere del proprio futuro. Non solo economico.