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Data: 26/06/2015
Testata giornalistica: La Repubblica
Contro i furbetti del Jobs act scattano i controlli del governo. Dopo la denuncia sulle aziende che licenziano e riassumono per avere gli sgravi, il ministero del Lavoro interviene con un documento in cui chiede ai propri uffici locali “specifiche azioni ispettive”

Il ministero del Lavoro avvia le verifiche contro i “furbetti” del Jobs act, ovvero quelle aziende che per incassare gli sgravi fiscali concessi dal governo costituiscono società ad hoc in cui far confluire i propri dipendenti e poi riassumerli. Il caso, come riportato da Repubblica (leggi l'articolo), era stato denunciato dieci giorni fa dai sindacati, e in Emilia-Romagna dalla Cgil, che aveva fatto partire alcune segnalazioni alle Direzioni territoriali del lavoro e all’Inps, senza escludere la possibilità di una denuncia per truffa per quelli che ha definito “i furbetti del Jobs act”.

Via ai controlli. Ora interviene il ministero del Lavoro, che con la circolare numero 37 inviata qualche giorno fa ai propri uffici locali, all’Inps e all’Inail invita ad avviare “specifiche azioni ispettive” per contrastare questi casi, anche in collaborazione con gli uffici Inps, “che provvederanno a mettere a disposizione ogni utile informazione sulla fruizione dei benefici contributivi in questione”. “Sono stati segnalati da alcune Direzioni territoriali del lavoro – riconosce il direttore generale del Ministero, Danilo Papa – dei comportamenti elusivi, volti alla precostituzione artificiosa delle condizioni per poter godere del beneficio in questione”. E questo “viola nella sostanza i principi contenuti nella stessa legge 190/2014 che, come già ricordato, è finalizzata a promuovere forme di occupazione stabile”.

Gli sgravi che fanno gola. I benefici contributivi sono quelli assicurati dall’inizio dell’anno dalla Legge di stabilità varata dal
governo, più di 8mila euro all’anno per tre anni a chi stabilizza personale con un contratto a tempo indeterminato. Un boccone prelibato anche per qualche azienda senza troppi scrupoli, come quelle segnalate dalla Cgil emiliana a Piacenza e Reggio Emilia, che secondo il sindacato avrebbero costituito società dove far confluire, licenziandoli, i propri dipendenti, riassumendoli poi con contratti a tempo determinato solo dopo i sei mesi necessari per avere gli sgravi.

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