ABRUZZO. Con una denuncia querela scritta di suo pugno a luglio 2013 l’ex superdirigente Antonio Sorgi accusò il quotidiano PrimaDaNoi.it e l’ex consigliere regionale di Rifondazione Maurizio Acerbo di averlo diffamato, denigrato e infangato
L’articolo contestato era quello in cui si dava ampio conto della richiesta di archiviazione della procura di Pescara proprio dell’inchiesta sulla filovia che vedeva tra gli indagati il dirigente e presidente del comitato Via regionale e altri soggetti della Gtm e della ditta costruttrice della filovia.
L’articolo dell’aprile 2012 iniziava così: «Uno si aspetterebbe di leggere un paio di paginette limpide nelle quali si descrivono le prove della inesistenza di irregolarità. Invece sono 15 pagine dense di circostanze, fatti, conflitti di interessi, controlli e controllori annacquati e gravissimi sospetti di irregolarità». Si parla appunto della richiesta di archiviazione della procura che ritenne non sufficienti le prove di colpevolezza per sostenere un dibattimento. E pensare che con quelle prove la Squadra mobile aveva comunque chiesto misure interdittive…
Sorgi non gradì molte cose di quell’articolo come il passaggio nel quale si chiariva che permanevano «gravissimi sospetti di irregolarità». Tradotto: anche se c’è chi ritiene che reati penali non siano stati commessi potevano benissimo starci «controlli annacquati» o commistioni e comportamenti inopportuni, i quali sono cosa ben diversa dai reati ma ugualmente da evitare.
Sorgi allora era a capo di moltissimi dipartimenti della Regione e in stretto contatto con l’allora presidente Gianni Chiodi e soprattutto era colui che soprintendeva il comitato Via regionale, l’organismo che decide quali progetti debbano essere degni di essere realizzati in Abruzzo.
Fu lui a decidere in un primo momento di non sottoporre la Filovia a screening ma dopo le polemiche, l’inchiesta, le perizie della procura cambiò idea e nonostante le prescrizioni molte opere ancora oggi risultano difformi e irregolari (vedi barriere architettoniche).
L’articolo contestato esaminando e riportando la richiesta di archiviazione del pm dava conto dello «scenario fosco e dei ruoli ambigui» di alcuni indagati e spiegando alcuni comportamenti che potevano prefigurare «l’anomala ingerenza di Antonio Sorgi».
Scrivevamo allora: « Dunque nessuna prova schiacciante di piena regolarità, tutt’altro, solo la mancanza di sufficienti elementi che provino al di là di ogni dubbio la commissione di reati penali. Niente reati ma molti comportamenti inopportuni e magari comportamenti poco consoni a funzionari e dirigenti di pubbliche amministrazioni».
Quello della denuncia non è caso isolato per Sorgi che evidentemente è attento lettore di PrimaDaNoi.it specie degli articoli che riguardano proprio la filovia ed infatti già un’altra volta lo stesso dirigente denunciò (anche in quel caso senza esiti) il quotidiano per aver divulgato «atti segreti» della procedura amministrativa, dimostrando di non sapere che non esistono atti segreti in questo caso e lasciando intendere che fossero stati trafugati in maniera non regolare. Il fatto era che gli atti inviati alla Commissione Europea che doveva valutare proprio il progetto della filovia raccontavano una verità parziale circa il cruciale passaggio in commissione Via.
E poi c’erano le dichiarazioni di Acerbo da sempre attento contestatore del progetto filoviario che commentò: «In particolare non può essere taciuto il ruolo svolto dal direttore Antonio Sorgi che appare più simile a quello di “Victor il pulitore”, il personaggio interpretato da Harvey Keitel in Pulp Fiction di Quentin Tarantino che a quello di presidente del Comitato di Coordinamento Regionale per la Valutazione di Impatto Ambientale. Riteniamo atto dovuto le dimissioni o il dimissionamento del direttore Sorgi per restituire autorevolezza e credibilità al Comitato VIA. Sul ruolo svolto dai tecnici incaricati dalla GTM e da Sorgi presenterò un’interrogazione a Chiodi e Morra. La lotta continua».
In questo contesto da politico Acerbo chiedeva le dimissioni di Sorgi che invece non ci furono fino all’anno scorso quando a Maggio venne arrestato nell’ambito di una inchiesta che lo ha visto per molti mesi agli arresti domiciliari.
E mentre Sorgi si preoccupava di denunciare nel frattempo era impegnato a curare anche i suoi affari da imprenditore privato e impegnato ad accaparrarsi appalti che la procura de L’Aquila non crede siano stati affidati in maniera regolare.
Sulla presunta diffamazione però il giudice Nicola Colantonio ha messo la parola definitiva stabilendo che è stata raccontata solo la verità e che si è nell’ambito della critica politica pienamente legittima.
Per quanto ci riguarda ancora una volta abbiamo il fondato sospetto che anche questa azione come molte altre rientrino nell’ambito di un certo tipo di intimidazioni che hanno lo scopo soltanto di impedire la divulgazione della verità. Magari molto scomoda per qualcuno.