Manca il soggetto cardine all’atteso incontro convocato dagli operatori economici del Gran Sasso con l’intento di avere risposte sulle autorizzazioni per l’ammodernamento della seggiovia delle Fontari, un appalto da sei milioni che ha scatenato polemiche e divisioni. La Regione, deputata a rilasciare la valutazione di impatto ambientale, nodale per l’opera, preferisce la festa pescarese per il primo anno di amministrazione D’Alfonso. Lo schiaffo a un territorio agonizzante è bello che servito. Anche la politica locale raccoglie l’appello timidamente. Ci sono il sindaco Massimo Cialente, l’assessore Lelio De Santis, il forzista Guido Liris e il socialista Giancarlo Vicini.
DOPPIO BINARIO
Esordisce Arturo Diaconale, presidente del Parco del Gran Sasso, che conferma la sua posizione in antitesi rispetto ai tecnici che hanno vergato un’istruttoria tecnica da «no» su tutto il fronte: «Non ci si può opporre a una richiesta che arriva da un territorio colpito dal sisma che ha necessità di essere rilanciato». Diaconale ne fa una questione culturale, di tecnici che agiscono «in virtù di leggi obsolete che andrebbero cambiate», di un Parco «concepito solo come strumento vincolistico». Ma non risparmia stoccate: alle amministrazioni che «badano più a problemi particolari che a quelli dello sviluppo complessivo», al Comune «che avrebbe dovuto dare sostegni più concreti», a un certo tipo di cultura che vorrebbe «abrogare la presenza dell’uomo», a un territorio che «evidentemente vuole farsi male da solo».
LA SITUAZIONE
E cita l’esempio del Monte Bianco, dove si è inaugurato l’altro giorno un fantasmagorico impianto a 3.800 metri di quota. La palla, dice Diaconale, è nelle mani di Regione, Comune e Ministero. Suggerendo anche il «trucco» per sbloccare la situazione: «Procedere per l’imperante interesse pubblico di un territorio da ricostruire».
IL PIANO
Cialente sciorina il piano per il rilancio. Torna sul progetto complessivo accolto dal Governo, sulla delibera Cipe che rende disponibili subito 10 milioni di euro «per dare il via immediatamente al recupero dell’albergo». E poi ancora il parco faunistico nella zona del Vasto, un Parco avventura, un campo di calcio, la pista ciclabile da Capitignano a Molina: «La nostra idea è quella di un turismo complessivo, non solo invernale». «Ci sono 30 milioni - dice - ed è una cosa mai successa. Più di questo il Comune non può fare». Il sindaco non nasconde comunque la sua preoccupazione: «C’è uno scontro politico, culturale e ideologico. C’è chi non vuole che la gente vada in questi luoghi. Senza infrastrutture perderemo altre quote di mercato. Non vedo qui il presidente D’Alfonso, che pure è andato a parlare con il ministro dell’Ambiente e non mi ha telefonato». Infine un avvertimento: «La scelta del nuovo presidente del Parco non sia calata dall’alto. Sarebbe un suicidio politico». Cialente, sollecitato da Liris, dice di non aver affatto concordato con D’Alfonso il nome fornito al ministro dell’Ambiente. «Vogliamo sapere cosa accadrà in inverno - dice Ada Fiordigigli - Le presenze sono crollate di 44 mila unità in un anno, siamo allo stremo». Cialente risponde garantendo l’arrivo a breve delle autorizzazioni comunali e ribadendo un concetto già espresso: «Inutile far girare gli impianti vecchi».