«Sono molto preoccupato per la vicenda della sostituzione della seggiovia delle Fontari perché ho la consapevolezza che, in assenza della sua realizzazione, da completare entro l’autunno, non sarà possibile aprire la stagione sciistica. Sono però altrettanto preoccupato e amareggiato per le problematiche politiche che la vicenda sta delineando». A intervenire sulla sostituzione della veccha seggiovia, è il sindaco Massimo Cialente. «Abbiamo di fronte il quadro di un ente Parco che, per responsabilità legate alla direzione politica e tecnica e alle politiche delle Regioni coinvolte, dopo oltre 11 anni, è ancora fermo a norme di salvaguardia paralizzanti, non avendo approvato il piano territoriale. Questo stallo evidenzia uno scontro politico, ideologico e culturale legato a visioni differenti. I Parchi come riserve assolute, dove l’arrivo di un numero maggiore di turisti rappresenta un pericolo da scongiurare, come affermano ambientalisti e tecnici del Parco, oppure un ente capace di realizzare una sintesi tra tutela e valore ambientale da una parte e la sopravvivenza economica delle comunità dall’altra? Pensare di creare le necessarie infrastrutture affinché anche il parco Gran Sasso possa avvicinarsi a quel 20% di frequentatori di parchi che si recano sulle Dolomiti bellunesi, al 15% del Parco delle 5 terre, al 10 % del Gran Paradiso, al 7% del parco nazionale d’Abruzzo, o rimanere inchiodati al 2,5% del nostro? In altre parole il parco antropizzato, modello europeo, o il parco “riserva” modello anglosassone? Questo dibattito noi ambientalisti convinti lo abbiamo risolto 20 anni fa. Riaprirlo sarebbe un inutile ritorno al passato. Lo scontro, peraltro, è acuito dal fatto che vi sono 40 milioni di euro, di cui 30 già in cassa, che rischiamo di perdere. Mi sembra di non vedere in tutti la consapevolezza delle gravissime conseguenze che possono derivare da una sottovalutazione di questo potenziale scontro da parte delle istituzioni politiche responsabili di questa situazione. Sono preoccupato perché sto registrando, nel comprensorio aquilano e, soprattutto, in città, un sentimento antiparco, che sta sfociando in proposte di referendum per uscire oppure, come nel caso del nostro consiglio comunale, in proposte di risoluzioni in tal senso. Questo provocherebbe una regressione culturale, politica e di strategia economica di decenni. I decisori politici, in primis governo nazionale, ministero dell’Ambiente e Regione, devono dunque saper affiancare gli enti locali, con responsabilità, assicurando un futuro sereno ai Parchi, ma anche alle popolazioni. Ho letto che D’Alfonso ha incontrato il ministro Galletti , parlando anche del Parco Gran Sasso, e, in particolare, della nomina del nuovo presidente. Conoscendo D’Alfonso, sono certo che abbia espresso queste preoccupazioni e che abbia spiegato come la nomina del nuovo presidente debba avvenire anche ascoltando chi si è assunto, a partire dal Comune dell’Aquila, il difficilissimo compito di mediare questa problematica politica».