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Data: 07/07/2015
Testata giornalistica: Il Tempo
Metro lumaca, botte al macchinista. L’aggressione sulla Roma-Lido dopo un rallentamento del treno

Un macchinista aggredito a calci e pugni. E una guerra fra conducenti, sindacati e Atac che ormai è degenerata, facendo diventare la situazione esplosiva. Con una politica che non interviene e un assessore dimissionario (forse) che pare non avere gran voglia di mettersi a mediare. Dopo le polemiche, ieri è scattata la violenza. Ad avere la peggio ieri è stato Flavio D’Alessandro, macchinista della Roma-Lido, vittima di un vero e proprio assalto al treno da parte di un gruppo di passeggeri imbufaliti per i tremendi disservizi che la linea ha fatto registrare durante tutta la giornata. A far scattare la rabbia degli utenti probabilmente l’improvviso stop del convoglio, a cui si è aggiunta l’assenza di aria condizionata (sui treni della Roma-Lido è praticamente impossibile aprire i finestrini). Arrivata alla stazione di Magliana, così, alcune persone hanno fatto irruzione nella cabina di guida ed hanno spintonato D’Alessandro. Il macchinista, 60 anni, ha battuto la testa rimanendo tramortito. Gli aggressori, dopo averlo anche preso a calci (pare) si sarebbero dileguati fra la folla. Il macchinista è stato ricoverato al Sant’Eugenio per accertamenti. «Abbiamo oltrepassato il limite – afferma Alessandro Neri, vicesegretario regionale di Faisa Confail - L’azienda non tutela i suoi dipendenti. Ora chiediamo l’intervento immediato del prefetto di Roma, Franco Gabrielli, al quale scriverò io stesso. Bisogna fermare subito il tpl capitolino, perché non ci sono più le condizioni di sicurezza per svolgere il servizio».

L’aggressione è arrivata al culmine di una nuova giornata, quella di ieri, di passione per il trasporto cittadino. Metro A rallentata, Metro B "fortemente rallentata", addirittura la Roma-Lido con attese che hanno superato i 60 minuti. Autisti e macchinisti stanno portando avanti, in maniera compatta, una sorta di "sciopero bianco". Che in realtà sciopero non è, se non il pedissequo rispetto del regolamento aziendale: si scartano i treni senza aria condizionata, con difetti meccanici, sporchi o comunque «non idonei al servizio». A quel punto, la selezione diventa così intransigente che le vetture diminuiscono e i ritardi aumentano.

L’aumento dell’orario di lavoro, previsto nel piano industriale, aveva già fatto infuriare i macchinisti. Ma da qualche giorno, una nuova decisione unilaterale ha fatto traboccare il vaso: la revoca, a partire dal 1 ottobre, di tutti gli accordi sindacali stipulati dal 1962 a oggi. Cinquant’anni di indennità che, stando così le cose, andrebbero a togliere quasi 400 euro dalle buste paga. Ieri in più di 200 hanno protestato davanti la sede dell’Atac in via Prenestina. La risposta del direttore del Personale di Atac, Giuseppe Depaoli, è stata netta: «È solo terrorismo psicologico», avrebbe detto a una delegazione di macchinisti, uno per ogni linea. E i sindacati? Sono divisi. La Cgil Lazio si schiera a favore dell’azienda: «L’atteggiamento dei macchinisti è sbagliato – ha commentato Claudio Di Berardino – per gli scioperi c’è un iter da rispettare». Solo che i conducenti sono arrabbiati. Anche con la triplice.

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