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Pescara, 24/11/2024
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Data: 08/07/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ritardi, resse e treni infuocati «Il purgatorio della linea A». Disagi pesantissimi in molte stazioni con turisti increduli e cittadini esasperati.

Fa troppo caldo per parlare e pure per lamentarsi. I viaggiatori risparmiano energie, i turisti si guardano intorno increduli, gli italiani si vergognano. «Ma è sempre così?» chiede l’amico arrivato da Bologna a Mariel, 20 anni, filippina nata a Roma, che vive a Centocelle e già normalmente aspetta minimo 30 minuti prima che passi un autobus. Dentro il vagone della linea A che da Barberini li porterà a Termini si sta come sardine e lei prova a scherzare: «Sì, non c’è neanche bisogno che t’areggi». Hanno già incontrato ladri e zingarelle alla fermata di Spagna, ora dentro il vagone piovono goccioline in testa dall’impianto d’aria condizionata.
Meglio delle gocce di sudore che trasuda la linea A. Elena si è fatta prima la B, «da Battistini a Termini senza aria» ora viaggia verso Rebibbia. Non ha un ventaglio, come alcune signore, solo tanta rabbia. «C’è lo sciopero e fanno morire le persone di caldo, siamo senza ossigeno, allora è meglio che non lo fate proprio il servizio». Intorno a lei, altre donne con quel poco di fiato che hanno si rinfocolano: «Dovremmo essere noi a dire: qui non ci saliamo - ecco Laura Vitti - ma ci prendono sul bisogno. E tutto per uno sciopero ingiustificato».
La storia del badge non tocca nessuno, anzi provoca reazioni e offese.
Linea A e linea B poco cambia, i disagi sono spalmati. Non c’è spazio neanche sulle banchine, i treni passano e molti decidono di aspettare il prossimo e poi il prossimo ancora. I tempi d’attesa sono dilatati all’esasperazione, qualcuno non può permettersi di non salire ma deve spingere chi è già sull’entrata. «Si muore di caldo, le persone anziane si sentono male, quante ne ho viste», dice Stefano, professionista, in maniche di camicia, devastato, arrabbiato, come tutti. C’è la signora che racconta: «Anche da Laurentina, che è capolinea, partono in ritardo» e Daniele - ora siamo a Piramide - pronto a salire sul trenino dei disperati, quello della Roma Lido che rivendica: «Sono arrivato con un’ora di ritardo al lavoro perché non riuscivo a entrare sul treno, pardon carro bestiame».
I CARRI BESTIAME
Nei pressi dei treni della Roma Lido i volontari della Protezione civile distribuiscono acqua. E’ il punto più caldo, qui l’esasperazione dei viaggiatori è più forte della protesta dei macchinisti. «Non sai che succede qua sopra: - continua quando ancora non si sa se e quando il treno partirà - Dalla Magliana in poi non si respira più».
La signora Michela indugia prima di entrare, si guarda intorno,chiede consiglio, ci ripensa: «Ho paura che si fermino e ci tengano chiusi dentro come ieri, con le porte sbarrate. Un sequestro, a me viene subito la tachicardia».
Il treno si riempie ma una signorina dal microfono avverte: «Operaio tecnico al binario 2», allora c’è chi si sposta nell’altro treno, anche perché se qualcuno come Anna, sotto il sole, con la prospettiva di dover arrivare fino a Ostia Lido, prova a chiedere ai macchinisti se partono, si sente rispondere: «Potrebbe» e pure «teoricamente». Così quel signore un po’ su di giri e col borsello che grida «Vergogna» strappa a tutti sorrisi compiaciuti.

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